Credo che gli scacchi mi abbiano aiutato nella mia professione. Costruire la scaletta di un programma, puntare sui propri punti forti, e saperli rinforzare ulteriormente, è un’abilità figlia anche della forma mentis che mi ha dato” il gioco. Marco Liorni, noto volto della televisione e conduttore di “L’Eredità” su Rai Italia, trasmesso in Australia da Il Globo Tv, ha ereditato la passione per gli scacchi dal padre con cui giocava quand’era piccolo, durante le vacanze al mare dove “non abbiamo mai perso l’abitudine di sfidarci”.

Un’infatuazione che perdura ancora oggi, tra partite online e ricordi d’infanzia. Liorni spiega come abbia percepito, negli ultimi anni “un grande ritorno” degli scacchi. “È qualcosa che si respira nell’aria. Un tempo, se dicevi che ti piacevano gli scacchi, pareva che ti dilettassi con qualche passatempo ottocentesco; ora invece si sente dappertutto di gente che gioca o inizia a giocare”. Un mondo che, però, non è tutto rose e fiori. “Credo che gli scacchisti siano affetti da un agonismo eccessivo, e che il gioco metta a nudo la violenza segreta che alberga nell’animo di ognuno di noi. Una volta ero ospite dei ‘Soliti ignoti’ e tra le persone che dovevo indovinare c’era un campione di scacchi. Allora gli ho chiesto se è vero che gli scacchi sono uno sport violento, come dice Kasparov, e lui stesso mi confermò che lo sono davvero. Del resto, il fatto stesso di ‘mangiare’ i pezzi nemici, di stringere d’assedio l’avversario e costringerlo in un angolo, sono manifestazioni di violenza. Violenza che spesso si manifesta anche nel gioco online”.

Con effetti devastanti: “Davvero mi stupisce lo squallore di chi ti scrive delle cose volgari mentre gioca; è una cosa che mi dà molto fastidio, che contamina la nobiltà del gioco. Le chat di queste piattaforme sono terribili; alcuni sfogano proprio là i loro bassi istinti. Io ho bloccato tutti”. A Liorni è stato chiesto come portare sui media generalisti il gioco e come comunicare e propagandare i lati più positivi. “Mi pare che la strada giusta sia quella offerta da fiction come ‘La regina degli scacchi’. Far intuire il fascino del gioco attraverso il meccanismo narrativo di una ‘storia’ è il metodo migliore per suscitare curiosità e interesse, e il successo del telefilm lo dimostra”.