Il calcio italiano si prepara a vivere una pagina senza precedenti, ma l’esperimento divide e accende la polemica. La decisione di disputare Milan-Como del febbraio 2026 a Perth, in Australia, ha scatenato un duro botta e risposta tra Bruxelles e la Lega Serie A.
A far deflagrare il caso è stato il commissario europeo allo Sport, Glenn Micallef, che sui social ha bollato l’operazione come “un tradimento nei confronti dei tifosi”.
Parole pesanti, che hanno fatto subito il giro del continente: “Le competizioni europee devono restare in Europa. Non si tratta di innovazione, ma di uno strappo alla tradizione”, ha scritto Micallef, rivendicando di aver già discusso la questione con l’associazione Football Supporters Europe e dichiarandosi vicino ai tifosi italiani e spagnoli.
Un affondo che mette in discussione la filosofia di apertura ai mercati esteri portata avanti dalla Serie A e da altre leghe professionistiche nel mondo.
La risposta di via Rosellini non si è fatta attendere. Con un comunicato ufficiale, la Lega Serie A ha espresso “sconcerto per le parole del Commissario europeo”, giudicandole eccessive e “capaci di alimentare un dibattito populista”.
L’organizzazione ha difeso la scelta spiegando che si tratta di “una sola partita su 380”, un “sacrificio limitato” per i tifosi di Milan e Como, ma in grado di garantire “grandi benefici in termini di visibilità internazionale, crescita del sistema e nuove risorse anche per i settori giovanili e dilettantistici”.
Il modello di riferimento è quello delle grandi leghe americane, come NBA e NFL, che da anni portano alcune gare in Europa per accrescere il seguito globale. Il match è stato programmato per il weekend del 7-8 febbraio 2026. Non una data casuale: in quei giorni lo stadio di San Siro sarà occupato dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.
La FIGC ha già dato il proprio via libera all’esperimento, ma manca ancora l’ufficialità da parte di Uefa, Fifa, Football Australia e della confederazione asiatica.
La sfida tra Milan e Como rischia dunque di trasformarsi in qualcosa di più di una partita di Serie A. Sarà un confronto simbolico tra due visioni opposte: da un lato la globalizzazione del calcio, con i club e le leghe che cercano nuovi mercati per crescere; dall’altro la difesa della centralità dei tifosi, chiamati a sacrificare parte della loro tradizione.
Micallef, con il suo “tradimento”, ha già scelto il campo su cui schierarsi. La Lega Serie A, invece, tira dritto e guarda a Perth come a una vetrina mondiale per il calcio italiano.