CARNAGO - Difficile far finta di niente e pensare che quella di ieri sera sia stata una piacevole serata per scambiarsi gli auguri di Natale.

Perché i giocatori per primi si sono resi conto della contraddizione: loro davanti ai pannelli all’ingresso a scattare fotografie, in sottofondo i cori impietosi della Curva Sud carica di rabbia.

Ma l’immagine che il giorno dopo ha incuriosito di più i tifosi è stata quella di Gordon Singer, numero uno insieme al padre Paul del fondo Elliott e membro del cda rossonero, alla festa del club. Non tanto per la presenza in sé, quanto per il fatto che faceva da contraltare all’assenza di Gerry Cardinale, proprietario del Milan rimasto negli Stati Uniti, che proprio al fondo Elliott dovrà restituire i quasi 700 milioni (interessi compresi) derivanti dal “vendor loan” con cui ha acquistato il club.

Singer, a differenza di Cardinale, ha potuto toccare con mano la rabbia dei tifosi rossoneri, esasperati per una situazione di classifica tutt’altro che positiva ma soprattutto dalla poca chiarezza con cui viene gestito il club, anche e soprattutto dal punto di vista sportivo (sul fronte finanziario, invece, il Milan ha chiuso per il secondo anno in attivo).

Problemi che si traducono anche sul campo, dove i rossoneri sono chiamati a dare un segnale forte fin dalla prossima gara in programma venerdì sera a Verona.

In giornata Paulo Fonseca si è recato presso l’Istituto Penale per Minorenni Cesare Beccaria, nella periferia di Milano, per incontrare i giovani impegnati in percorsi di recupero e risocializzazione.

Dopo aver visitato la struttura, il portoghese ha partecipato a un momento di confronto con i ragazzi, poi si è recato sul campo da calcio a cinque presente all’interno dell’Istituto dove ha guidato e ha partecipato a una sessione di allenamento con i ragazzi stessi: “Nella vita di tutti i giorni come nel calcio - ha detto l’allenatore - la disciplina e il rispetto delle regole sono valori fondamentali per poter raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo. È poi molto importante anche avere la consapevolezza che non siamo mai soli, e che nel momento del bisogno chiedere aiuto non è un motivo di vergogna ma di grande consapevolezza. Che si tratti di persone a noi care, di amici, di professionisti o compagni di squadra”.