CANBERRA – Se il buon giorno si vede dal mattino, l’attuale sessione di lavori parlamentari non è iniziata nel migliore dei modi per l’Ufficio del primo ministro che lunedì mattina ha inviato per errore a tutte le redazioni giornalistiche la lista degli argomenti con tutti i punti salienti da rimarcare, destinata ai deputati e senatori, per eventuali interventi.
Il giorno stesso il primo ministro, bersagliato dalle domande dell’opposizione di chiarimenti su quanto riportato dal Wall Street Journal sulle sue presunte richieste di estendere l’invito alla cena di Stato alla Casa Bianca, al suo mentore religioso, Brian Houston, della chiesa episcopale Hillsong, peraltro, apparentemente, respinte, ha invece deciso di rivelare a chi si riferiva quando aveva lanciato un chiaro avvertimento rispetto al “globalismo negativo”, che limitava al suo governo di tenere fede alle promesse elettorali.
Scott Morrison ha identificato nelle Nazioni Unite la “burocrazia internazionalista” che promuove il “globalismo negativo” perché chiede all’Australia di incrementare le proprie ambizioni in materia di riduzione delle emissioni.
Ma mentre Morrison attacca le Nazioni Unite, è stato il governo conservatore, guidato da Tony Abbott, a sottoscrivere l’accordo di Parigi e quello seguente, guidato da Malcolm Turnbull, a ratificarlo. Durante la campagna elettorale dello scorso maggio, lo stesso Morrison ha detto che la Coalizione era favorevole all’accordo sul clima di Parigi e gli obblighi previsti, di ridurre le emissioni tra il 26 e il 28%, al di sotto dei livelli del 2005, entro il 2030, e di presentare un programma di riduzioni più ambizioso per il 2030, entro il 2025.
Lo scorso giugno, dopo le elezioni, funzionari del governo impegnati nei negoziati con rappresentanti dell’Unione Europea hanno ribadito che l’Australia avrebbe condotto una revisione per ricalibrare i cicli, entro cinque anni, e due mesi dopo, ad agosto, lo stesso primo ministro ha sottoscritto un comunicato al Forum delle Isole del Pacifico (PIF), che prevedeva che “i Paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi formuleranno e comunicheranno le strategie per la riduzione delle emissioni per la metà del secolo in corso, entro il 2020, e che queste potrebbero includere una strategia per la riduzione a quota zero, entro il 2050”.
Morrison, che ha cominciato a prendere le distanze dagli impegni sul clima, dal suo ritorno dalla visita negli Stati Uniti, nel suo vivace intervento alla Camera, ha preso di mira i “territori d’oltremare”, che sostengono che i target sulle riduzioni delle emissioni in Australia dovrebbe essere più alti, “ma il governo non è d’accordo, e neanche l’elettorato, visto che alle elezioni ha riconfermato la Coalizione”.
Il primo ministro ha confermato che maggiori ambizioni sulle riduzioni delle emissioni sono state perorate in corrispondenza dalle Nazioni Unite, probabilmente riferendosi alle lettere inviate dal Segretario generale dell’Onu, António Guterres, in vista del Summit sul clima di settembre, che si è tenuto negli Stati Uniti, al quale Morrison non ha partecipato nonostante si trovasse a Washington.
La settimana scorsa il ministro responsabile per l’Energia e le riduzioni delle emissioni, Angus Taylor, ha evitato domande su cosa volesse dire “globalismo negativo” nell’ambito dei negoziati internazionali sul clima e sulla strategia di riduzione delle emissioni, post 2050, limitandosi a dire che il governo è concentrato sul raggiungere i target fissati per il 2030.
Ma se la politica ambientale e le misure per contrastare i cambiamenti climatici continuano a creare grattacapi per il governo, le cose non vanno meglio nelle file dell’opposizione.
Il leader laburista Anthony Albanese, martedì, in una conferenza stampa sul tema dell’emergenza clima, ha attaccato il primo ministro definendolo “pieno di vuota retorica”, ma la riunione dell’ala parlamentare ha fatto riaffiorare le profonde divisioni tra le correnti in materia di ambiente.
Il portavoce alle Politiche agricole, Joel Fitzgibbon, è stato oggetto di forti critiche per aver suggerito in un discorso, che l’opposizione, che in campagna elettorale aveva promesso tagli al 45%, adottasse i target del governo sulla riduzione delle emissioni.
Il rappresentante del seggio della Hunter Valley, nel NSW, che alle ultime elezioni ha sofferto una grave, ma non letale, emorragia di voti, con il suo intervento al Sydney Institute alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari, ha suscitato forti polemiche interne. Il portavoce dell’opposizione ai Cambiamenti climatici, Mark Butler, ha ribadito che i laburisti non adotterà target sub-ottimali, elaborati da Tony Abbott.
La polemica interna nelle file laburiste non si sarebbe estesa anche alla risposta dell’opposizione alla controversa proposta del governo per l’approvvigionamento energetico, inclusa l’estensione dei poteri del governo per smantellare compagnie energetiche che non praticano politiche dei prezzi consone. I laburisti, che nell’ultima legislatura avevano respinto la proposta, potrebbero ora approvarla con una serie di emendamenti, inclusa la garanzia che non serva da scorciatoia per privatizzare compagnie a partecipazione statale.