Una delle pietre miliari della cultura italiana è senza dubbio il connubio tra musica e vino. Tra i tanti noti esempi, uno in particolare è rappresentato dalla celebre opera del Don Giovanni di Mozart. C’è una strofa che dice: “Versa il vino! Eccellente Marzemino!”, citando appunto la varietà d’uva autoctona, il Marzemino, coltivata prevalentemente in Trentino-Alto Adige, e altre Regioni del Settentrione.
Nicholas Renfree-Marks, con un passaporto australiano ma un’anima italiana, è un sommelier di Melbourne e membro del gruppo, The Ten Tenors. Nonostante la sua passione viscerale per l’opera lirica e il buon vino italiano – tra i suoi preferiti, le famose bollicine lombarde del Franciacorta – Nick nasce come aspirante avvocato.
Durante i suoi studi universitari, complice un amico in procinto di trasferirsi negli Stati Uniti, Nick decide di fare i bagagli e trasferirsi in California, dove, guidato dal suo amore per i cavalli, vive e lavora in un ranch. Si trasferisce poi a New York, e lì ha modo di scoprire i leggendari musical di Broadway. Nick non ci pensa due volte e, di ritorno a Melbourne, partecipa a un’audizione per una scuola di arte drammatica. Riesce a passare il provino: “Ci sono rimasto per tre anni, ma alla fine ho mollato; non faceva per me. Non so se fossi troppo sensibile, o era troppo difficile, ma mi sono rassegnato a tornare ai miei studi di Legge”, ricorda.
Il caso vuole, però, che ottenga un lavoro temporaneo come assistente del direttore artistico di uno spettacolo di opera lirica; è subito colpo di fulmine.
“Ho una naturale affinità con l’opera lirica italiana, e il ruolo di tenore si addice alle mie corde vocali e capacità canore. Il mio repertorio canoro è quello di Puccini, Verdi. Mi sono esibito sia con la Victorian Opera sia con l’Australian Opera. Ma a un certo punto mi sono detto che quella era una vita troppo impegnativa, e ho preso una pausa”.

Un primo piano di Nicholas Renfree-Marks
Nick si trasferisce quindi nella parte meridionale del Gippsland, decidendo di tornare alle sue altre grandi passioni, i cavalli e il vino. Acquista una piccola fattoria, pianta dei vigneti di Pinot Noir e alleva cavalli. “Parlavo spesso con i viticoltori della zona, i quali mi dissuadevano dal produrre vino dalle mie vigne.” Una vita, quella del produttore di vino, con molti punti interrogativi e pesantemente influenzata da Madre Natura; complice anche l’interruzione dei rapporti commerciali con la Cina, che ha da sempre rappresentato un grande mercato per il vino australiano, Nick vende la sua proprietà nel Gippsland e torna a Melbourne.
“Ho comprato un appartamento e mi sono detto: ‘Voglio tornare alla lirica!’”. Fa un provino per entrare nel gruppo dei Ten Tenors, e dopo sette anni di pausa Nick torna all’opera.
“Prima che me ne potessi veramente render conto, ero già su un aereo in direzione Auckland. Siamo atterrati nel cuore della notte, e alle sei del mattino eravamo già in radio a registrare una pubblicità; abbiamo anche preso parte a svariate interviste. Poi di corsa a Christchurch per le prove generali, e prima che potessi realizzare quello che mi stava succedendo, l’esibizione era già finita!”.
Il tenore confessa il suo grande nervosismo nel tornare sul palco dopo un lungo periodo lontano dai riflettori, oltre al non avere allenato l’ugola per tutti quegli anni. “In molti mi dicevano che avevo sbagliato a fermarmi così a lungo, che non ce l’avrei mai fatta a tornare quello di prima perché avevo già più di 30 anni. Io invece ho lavorato sodo, praticando tre volte al giorno ogni giorno per due mesi”. Nick fa notare che il successo dei più grandi tenori avviene proprio in età matura, poiché le corde vocali di un giovane ventenne non sono ancora pronte alla perfetta interpretazione di opere liriche importanti. “è come quando alleni un giovane cavallo: se spingi troppo prima che la sua struttura ossea si sia fortificata, gli puoi arrecare gravi danni. Lo stesso vale per le corde vocali di un giovane tenore”.
Il più grande sogno di Nick è quello di cantare nella madre patria dell’opera lirica, l’Italia, che ha già visitato, e della quale ricorda soprattutto il suggestivo Teatro alla Scala di Milano. “Quando canto in italiano è come se le vocali prendessero una forma visibile; c’è una meravigliosa apertura della gola, che dà vita al ‘bel canto’. La lingua italiana non è troncata come quella inglese – implora di essere cantata. Sono sicuro che c’è un cantante dentro ogni italiano!”.
Nick ammette che in Australia il mestiere del tenore non è preso sul serio come nel Belpaese.
Un fattore che, però, non ha finora scalfito il suo grande amore per la lirica. “Quando canto, ho come la sensazione di volare. Mi lascio trasportare come un’aquila su una corrente d’aria calda. Se non ti preoccupi e non c’è tensione, puoi semplicemente ‘galleggiare’ in aria come un aquilone”.