Non che Bitcoin sia in crisi e necessiti di ‘tornare’ ad essere grande, ma è innegabile che la vittoria repubblicana nelle ultime elezioni americane abbia giovato enormemente alla sua salute.

Trump sarà il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti e da tempo si diceva che i mercati finanziari e, nello specifico, il comparto delle valute digitali avrebbero giovato maggiormente da un suo insediamento alla Casa Bianca. Nel corso della lunga campagna elettorale Trump ha espresso più volte opinioni favorevoli nei confronti delle criptovalute e fatto promesse che in molti ora sperano non siano semplici promesse da marinaio, o, peggio ancora, promesse da politico in fase di elezioni.

Non stupisce che il prezzo di Bitcoin abbia messo il turbo e, a seguito della vittoria del miliardario, abbia fatto un balzo di quasi il 10% in un solo giorno e abbia poi continuato inarrestabile la salita rompendo i massimi di mercato un giorno dopo l’altro. Al momento in cui scriviamo è stato toccato un controvalore massimo di 138.000 dollari australiani. Altra moneta che ha fatto il botto è Dogecoin, la criptovaluta di cui spesso erroneamente si dice che Elon Musk sia il proprietario, ma di cui è semplicemente un investitore.

L’imprenditore di origine sudafricana è un altro dei grandi vincitori di questa elezione, è stato infatti tra i principali supporter della campagna repubblicana e, con la solita eccentricità che lo contraddistingue, per la futura amministrazione sembra essersi ritagliato un ruolo in quello che lui ha chiamato Department Of Government  Efficiency (il cui acronimo è guarda caso proprio ‘DOGE’). Si parla di una cifra che oscilla tra gli 80 e i 130 milioni di dollari donati da Musk a supporto della causa Trump, una spesa che può tranquillamente essere considerata un investimento, visto che, tra le azioni di Tesla e Dogecoin, Musk ha guadagnato miliardi di dollari in meno di una settimana. Al di là dell’entusiasmo del momento, la domanda da porsi è cosa succederà da qui in poi.

Come dicevamo, Trump ha fatto parecchie promesse agli amanti delle crypto, che sono certamente più pignoli dell’elettore medio e chiederanno che il presidente tenga fede alla parola data. In sostanza Trump ha affermato che vuole che gli Stati Uniti diventino la capitale mondiale delle criptovalute, ha detto di voler mettere insieme una task force con l’obiettivo di creare leggi costruttive e non distruttive, favorendo anche il mining di Bitcoin.

In aggiunta, il capo delle SEC, quel Gary Gensler che, con le varie cause intentate alle aziende del settore, ha fatto per anni passare notti insonni agli investitori crypto, dovrebbe avere le settimane contate, in quanto Trump aveva promesso di licenziarlo una volta salito al potere.

Un ultimo grosso impegno preso dal neo eletto presidente è quello di voler aggiungere Bitcoin alle riserve del Paese. Se ciò dovesse veramente accadere e, ancora di più, se altri Paesi in giro per il mondo dovessero seguire l’esempio americano, ci troveremmo di fronte ad una situazione davvero mai vista prima.

Questo però non è il momento di farsi trasportare dall’euforia, in troppi iniziano a fare predizioni di prezzo surreali. Bisogna invece rimanere con i piedi per terra, i fondamentali di Bitcoin non cambiano, sono sempre gli stessi principi solidi di cui raccontiamo da oltre due anni su queste pagine, quello che cambia è la percezione che le gente ha su di esso. Bitcoin resta una delle invenzioni migliori e più innovative degli ultimi anni, questo sin da quando il suo controvalore era solamente di pochi dollari.

Questo articolo contiene opinioni personali dell’autore che non devono costituire la base per prendere decisioni di investimento. Ricordiamo che l’intento di questa rubrica non è quello di dare consigli finanziari, ma semplicemente analizzare il mondo delle criptovalute per renderlo accessibile a tutti.