ROMA - “Io non patteggio, vado fino in Cassazione”, ha detto Matteo Salvini, segretario della Lega e vicepremier, ospite di Quarta Repubblica su Retequattro, all'indomani della requisitoria in cui la Procura di Palermo ha chiesto la sua condanna a sei anni per il caso Open Arms: “Non ho commesso alcun reato”. 

“Credo nella magistratura, e cerco di dirlo senza sorridere troppo”, ha aggiunto Salvini, secondo cui quello in corso a Palermo è “un processo politico con cui la sinistra e la magistratura politicizzata cercano di attaccare Salvini, la Lega e il governo Meloni”. 

“Stanno provando in ogni maniera a mettere in difficoltà questo governo che sta ottenendo risultati economici senza precedenti”, ha continuato il vicepremier, rimarcando che “quando sono diventato segretario della Lega, quando ho giurato da ministro, ho messo in conto che a qualcuno avrei dato fastidio, perché dietro l’immigrazione clandestina ci sono interessi miliardari anche della malavita organizzata: ma chi non è disposto a difendere le proprie idee vuol dire che non ha idee che valgono”. 

“Se mi condannassero a sei anni finirei in carcere per almeno due anni: mi dispiacerebbe per i miei figli e la mia fidanzata, ma sono convinto che la maggioranza degli italiani è con me. È un processo all’Italia”, ha sostenuto Salvini.  

Quindi il segretario della Lega ha annunciato che “saremo in tante piazze italiane come Lega nei due prossimi weekend, se venite a mettere una firma ai gazebo mi sentirò meno solo”. 

“Se siamo in tanti a dire che difendere i confini non è reato, magari a Parlermo finisce come mi auguro finisca”, ha detto Salvini a Quarta Repubblica.  

E alla domanda se ritenga che la piazza possa influenzare i magistrati, ha risposto: “No, ma se è una battaglia di Salvini è un conto, ma se alcuni milioni di italiani dicono che difendere i confini non è reato, mi sento meno solo. Non che mi senta solo, eh…”.  

Quindi, ha rivendicato: “È una battaglia di libertà che porto avanti non per me ma per il popolo italiano”.