Attorno al Bluenergy Stadium l’attività è febbrile: montate barriere alte due metri per filtrare l’accesso alla zona dello stadio e sistemati grossi dissuasori allo scopo di impedire atti vandalici o terroristici con mezzi di qualsiasi tipo.

All’opera anche gli artificieri per bonificare la zona rossa. Imponente il servizio d’ordine con reparti speciali di polizia provenienti dalle regioni limitrofe. Oltre 450 gli steward.

La città è blindata. E tutto per impedire che Italia-Israele non divenga teatro di scontri dentro e fuori lo stadio. Figuratevi la spesa per lo stato.

In questo clima di guerra, che si specchia sul medio oriente in fiamme, il calcio diviene sempre più metafora della vita.

La nazionale, dopo il pareggio rocambolesco con il Belgio, deve battere Israele per restare al comando del girone, sfruttare la sfida fra le dirette inseguitrici e rafforzare il ranking Fifa in vista del sorteggio mondiale.

Sulla carta la vittoria non dovrebbe sfuggire agli azzurri sia per la modesta posizione degli avversari, appena 79simi nella graduatoria mondiale, sia per la netta supremazia mostrata recentemente sul campo neutro di Budapest.

Guai però a ripetere la sciocchezza dell’Olimpico dove l’espulsione evitabilissima di Pellegrini ha sconvolto il canovaccio della gara al punto da permetter ai belgi di rimontare il doppio svantaggio e sfiorare addirittura il sorpasso.

Italia bellissima per 38 minuti, timorosa nel resto dell’incontro. Vero che eravamo con un uomo in meno, ma ci aspettavamo una prestazione più solida soprattutto da parte dei centrocampisti Tonali, Ricci e Frattesi. Invece ci siamo arroccati davanti all’area di rigore creando solo un pericolo nella ripresa.

Mancava Barella, e l’assenza s’è fatta sentire in fase d’interdizione. A dimostrazione che la nazionale, per quanto in progresso, deve fare un salto di qualità, anche mentale, per farsi valere nei momenti oscuri. Sotto questo aspetto un passo indietro rispetto alla prova di Parigi, la migliore da quando Spalletti è in panchina.

Stasera il ct cambierà qualche uomo. Probabile l’inserimento nella formazione iniziale del giovane Pisilli, 20 anni compiuti a settembre, catapultato in nazionale dopo aver disputato appena 245 minuti in Serie A con la Roma. Quasi la ripetizione della storia di Zaniolo, portato in azzurro da Mancini senza mai essere sceso in campo in giallorosso.

In avanti Raspadori dovrebbe prendere il posto dello squalificato Pellegrini al fianco di Retegui che sta confermandosi attaccante di pregio: capocannoniere del campionato con 7 reti al pari di Thuram, al quinto gol in azzurro.

Peccato che non ci sia Kean, infortunato: sulla carta l’ideale compagno di viaggio dell’italo-argentino.