Originario di Milano e con un passato glitterato speso a lavorare negli hotel di lusso come il Bulgari di Milano e il Ritz Carlton di Istanbul, Tognella ha speso tutta la sua vita nella ristorazione, trasformandolo in un passatempo, ma anche in una professione, e dedicandosi alla causa con tutto se stesso.
“L’idea originale del nostro ristorante era quella di portare un’isola felice in una strada di Richmond che stava un po’ morendo. La nostra missione era sempre stata quella di puntare i riflettori sulla qualità e l’artigianalità; dove non si poteva utilizzare direttamente un prodotto gastronomico italiano, si puntava allora su uno locale, sempre badando alla qualità. Volevo aggiungere una piccola enoteca a fianco al ristorante, dove servire vini locali prodotti con uve italiane. Purtroppo, non è stato possibile”, racconta.
Tolta la prospettiva di crescita e arricchimento, Tognella comincia a essere insofferente: “Non volevo più stare chiuso nel ristorante tutto il giorno con nessuna prospettiva, e vedere i miei bambini solo una volta a settimana”, continua.
Decide così di abbandonare, vendendo la sua quota all’ex socio.
Tognella, quindi, torna a far parte del gruppo LVMH, lavorando come operations manager per la famosa azienda vinicola Domaine Chandon, nella loro sede della Yarra Valley. “Vivo a Croydon, quindi sono molto più vicino a casa. Inoltre, essendo un lavoro con orari da ufficio, riesco finalmente a trascorrere più tempo con i miei figli”.
Oltre all’impiego a tempo pieno e le responsabilità familiari, Tognella sta frequentando un Master of Business Administration: “Dopo la pandemia, ho cominciato a perdere quel senso di appartenenza al settore dell’ospitalità”, confessa, lamentando una mancata gratificazione anche perché, a eccezione di pochissimi ristoranti locali, la tecnicità di un cameriere in Australia non è considerata fondamentale come in Italia.
“In Australia il cliente preferisce l’esperienza, intesa come l’essere serviti da personale cordiale e amichevole”, piuttosto che una mise en place da dieci e lode o un pesce sfilettato a opera d’arte.
Una volta conseguito l’MBA, l’intenzione è quella di focalizzarsi esclusivamente sulla parte manageriale di un’attività commerciale, permettendogli così di reinventarsi in altri settori, piuttosto che limitarsi soltanto a quello enogastronomico: “Sarà anche l’età, ma adesso ho altre priorità”, spiega.
Tognella confessa che la sua più grande passione è vedere un team crescere, e non c’è niente che lo gratifichi come l’essere un mentore per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
“Non ho intenzione di aprire un nuovo locale e investire il mio tempo e denaro; mi ha già causato abbastanza stress dopo la pandemia”, riflette.
Tognella arriva in Australia la prima volta da backpacker nel 2006, a soli vent’anni. Lavora come cameriere stagionale in ristoranti meno blasonati mentre frequenta il corso TAFE in hospitality management. Rientra poi in Italia dove comincia una carriera da capo cameriere all’hotel Bulgari di Milano, per poi spostarsi al Ritz Carlton di Istanbul e, successivamente, fa esperienza al ristorante Bulgari di Tokyo e al Ritz Carlton di Okinawa. In quel periodo, era fidanzato con una giovane italo-australiana, Nadia. Dopo un anno di relazione a distanza, Tognella decide che è il momento di metter le tende in Australia e si traferisce definitivamente a Melbourne nel 2015.
Una domanda sorge spontanea, a questo punto. Quella domanda da un milione di dollari molto spesso posta, almeno per una volta, a tutti quegli italiani residenti all’estero: “Hai mai pensato di tornare in Italia?”.
“Se uso la testa, si sta bene qui in Australia, ma se seguissi il cuore, vorrei tornare in Italia. Dopo l’MBA, se si dovesse presentare un’offerta irripetibile con il gruppo LVMH, non nego che farei volentieri un’altra esperienza fuori dall’Australia”.