PECHINO - La replica del governo cinese non si è fatta attendere, accusando a sua volta l’Australia di essere “afflitta da razzismo sistemico e crimini d’odio” in risposta alle preoccupazioni sollevate riguardo alle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e in Tibet.
 
Dopo aver ribaltato le accuse sull’Australia, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha dichiarato che queste questioni sono “affari interni” della Cina.

“L’Australia, afflitta da lungo tempo da razzismo sistemico e crimini d’odio, ha gravemente violato i diritti dei rifugiati e degli immigrati, lasciando i popoli indigeni in condizioni di vita vulnerabili”.

Jian ha inoltre sottolineato come i militari australiani abbiano commesso “crimini orribili” in Afghanistan e in altri paesi durante le loro operazioni militari all’estero.

Il portavoce ha aggiunto che Australia, Stati Uniti e altri paesi occidentali spesso ignorano le proprie ingiustizie, dimostrando, secondo lui, la loro ipocrisia sui diritti umani., per poi esortare questi paesi a “affrontare i propri gravi problemi sui diritti umani”  e a smettere di politicizzare tali questioni.

Il primo ministro Anthony Albanese ha risposto alle accuse. Parlando dall’Incontro dei capi di stato del Commonwealth a Samoa, ha ribadito che l’Australia difenderà sempre i propri interessi nazionali, cooperando con la Cina dove possibile e dissentendo quando necessario.

“Abbiamo sollevato questioni relative ai diritti umani con la Cina in modo coerente e chiaro” .

Nel 2022, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani aveva concluso la sua valutazione, riscontrando gravi violazioni dei diritti umani nei confronti degli uiguri e altre minoranze musulmane nello Xinjiang, violazioni che potrebbero costituire crimini contro l’umanità.

Anche in Tibet sono state documentate violazioni, tra cui la detenzione per espressioni politiche pacifiche e la separazione dei bambini dalle famiglie.