CITTÀ DEL MESSICO - La capitale messicana e diverse aree del Paese stanno affrontando una grave emergenza climatica, a causa delle piogge torrenziali che hanno colpito la regione negli ultimi giorni. Il governo ha emesso allerta gialla e rossa in molte delle principali arterie stradali della città, in particolare nella zona orientale della CDMX. 

Secondo quanto riportato dalla secretaría de Seguridad Ciudadana (Ssc) e dalla secretaría de Gestión Integral de Riesgos y Protección Civil, il comune più colpito resta Iztapalapa, dove si registrano cadute di alberi, forti allagamenti e danni alla viabilità, in particolare lungo la Calzada Ignacio Zaragoza.

In poche ore, intere famiglie hanno perso tutto: elettrodomestici, mobili, abiti, documenti. Persino strutture delle loro abitazioni sono finite sott’acqua. 

La sindaca della capitale, Clara Brugada Molina, ha attivato il protocollo d’emergenza “Tlaloque 2025” per far fronte alle inondazioni. Tuttavia, molti residenti delle aree colpite hanno lamentato ritardi e insufficienza nei soccorsi. Il Sistema di Trasporto Collettivo (STC Metro) ha chiuso completamente la Linea A, da La Paz a Pantitlán, invitando la popolazione a prendere precauzioni. 

Per alleviare i disagil legati all'interruzione del servizio, squadre di emergenza hanno organizzato trasporti provvisori tra Pantitlán e Guelatao. Intanto, la Protezione Civile è intervenuta in strade adiacenti a Venustiano Carranza, come Calle 7 e Chimalpopoca, per rimuovere l’acqua stagnante. 

I municipi di Azcapotzalco, Cuajimalpa, Gustavo A. Madero e Miguel Hidalgo restano sotto allerta gialla per le forti piogge e i venti intensi. Inoltre, è stata sospesa anche la Linea 3 del Cablebús. 

Secondo la Comisión Nacional del Agua (Conagua), la stagione delle piogge sul lato atlantico, iniziata il 1° giugno, prevede da 7 a 9 tempeste tropicali, e fino a 4 uragani di alta intensità. Sul versante pacifico, la stagione è cominciata il 15 maggio e si stimano fino a 6 uragani di categoria 3 o superiore. 

Secondo Conagua, la stagione dei cicloni tropicali in Messico sarà particolarmente attiva quest’anno, con la previsione di numerose tempeste e uragani su entrambi i versanti, atlantico e pacifico. 

Già la scorsa settimana, le precipitazioni avevano provocato gravi allagamenti a Chalco, con accumuli d’acqua superiori agli 80 cm in quartieri come Culturas de México e Jacalones 2. In risposta, Conagua e le autorità locali hanno evacuato oltre 11.750 metri cubi d’acqua in meno di 24 ore. Sono stati attivati anche interventi d’emergenza a San Mateo Atenco e Hidalgo, dove l’acqua è stata rimossa da complessi residenziali.  

Operativo hidraulico a Hidalgo (foto: CONAGUA)

La presidente Claudia Sheinbaum ha annunciato che lunedì 9 giugno entrerà in funzione il nuovo Colector Solidaridad, un’opera di infrastruttura idraulica per prevenire future inondazioni a Chalco. I lavori, avviati nel 2022, sono stati ritardati proprio dalle recenti piogge. 

Secondo l’ingegnere César Torres dell’azienda Macoac, oltre 350 operai stanno lavorando giorno e notte per completare le opere e integrare il nuovo sistema con la rete esistente. 

Lavori infrastrutturali.

Negli ultimi giorni, decine di case e attività commerciali sono state sommerse da oltre 80 cm d’acqua in varie zone del Messico centrale, accendendo la preoccupazione tra i residenti. In molti temono che una nuova tempesta, più intensa, possa causare danni irreversibili prima che il nuovo sistema idraulico venga completato. 

Non si tratta di problemi nuovi, ma ricorrenti nella storia della capitale. Uno dei disastri più gravi avvenuti a Città del Messico risale al 15 luglio 1951, quando un’inondazione sommerse gran parte della valle. L’acqua restò in città per quasi tre mesi, coprendo due terzi dell’area urbana, con profondità fino a due metri nelle zone più basse. 

Inondazione della Città del Messico nel 1951.

In seguito a quell’evento, le autorità costruirono opere fondamentali come l’intubamento del fiume Churubusco, nuovi impianti di pompaggio e il secondo tunnel di Tequixquiac, completato nel 1954. 

I cicloni tropicali non impattano solo con i danni immediati alle infrastrutture e alle abitazioni: minacciano anche la qualità dell'acqua potabile e aggravano la vulnerabilità di intere comunità.