CARNAGO - Per il Milan di Pioli la trasferta di Bergamo ha sempre un significato particolare: fu così il 22 dicembre 2019, quando la fragorosa sconfitta per 5-0 portò all'arrivo di Ibrahimovic e alla nascita del "nuovo" Milan. Fu così il 23 maggio 2021, quando vincendo 2-0 nell'ultima giornata di campionato il Milan tornò in Champions League dopo sette anni di assenza.
Fu così il 3 ottobre 2021, quando il successo per 3-2 mise le basi per lo scudetto del maggio seguente. E anche quella di domani potrebbe diventare una sfida da ricordare più avanti, perché dopo i successi contro Fiorentina e Frosinone il Milan va a caccia del terzo successo consecutivo in campionato, cosa capitata due volte in stagione (contro Bologna, Torino e Roma nelle prime tre giornate e contro Verona, Cagliari e Lazio dopo la sconfitta nel derby), quando però era un Milan diverso, più solido e bello da vedere.
Quella di adesso, invece, è una squadra reduce da un periodo difficile, apparentemente sulla via della guarigione ma non ancora del tutto fuori dalla tempesta, e che cerca un risultato positivo contro l'Atalanta per rilanciarsi.
"Il campionato è ancora aperto perché mancano ancora tante partite - ha detto Stefano Pioli in conferenza stampa -. Però è chiaro che bisogna assolutamente cercare continuità, quello è il grande obiettivo e domani abbiamo una grande opportunità. Vogliamo arrivare almeno tra le prime quattro, ma vorremmo fare qualcosa in più. Sarà una partita bella e difficile, anche loro lotteranno fino alla fine per i primi quattro posti. Sono una squadra completa, che ha avuto qualche difficoltà nelle ultime partite, ma che ha forza e organizzazione. Gasperini ha sempre dato un'identità alle sue squadre, lo stimo molto. Servirà una prestazione di alto livello".
La testa è a Bergamo e alla sfida con l'ex De Ketelaere ("Lo sto seguendo soprattutto in queste settimane. Sta giocando in un ruolo più offensivo, ha qualità, l'anno scorso gli è servito per imparare qualcosa, è un giocatore di prospettiva. Se dovesse giocare, dovremo stare molto attenti. Lo conosciamo e sappiamo cosa aspettarci"), vietato pensare al Newcastle e alle poche, rimanenti speranze di restare in Champions League.
Non è il momento, perché la cosa più importante per il Milan è quella di restare agganciato al treno di testa e, se possibile, staccarsi anche da chi insegue, e proprio per questo lo scontro diretto di Bergamo ha valore doppio mettendo in palio punti pesanti.
Il resto sono solo parole, quelle che Pioli lascia volentieri agli altri, preferendo da sempre le cose e i fatti del campo. Nelle scorse settimane è stato il primo ad ammettere che la squadra era in difficoltà, sottolineando come la forza del gruppo fosse la medicina per curare il malessere dilagante dettato dalla mancanza di risultati e dall'infermeria sempre più piena.
Adesso gli assenti piano piano stanno tornando, e in campionato le ultime due vittorie sono state preziose e utili a tutto l'ambiente. Poco male se non si è visto il vero Milan, in fondo ciò che contava erano i tre punti.
E Pioli lo sa bene, come conosce alla perfezione le regole del calcio e le montagne russe su cui un allenatore sale e scende in continuazione: "Io sono l'allenatore del Milan e ho certe responsabilità - ha detto -. Non mi sento né un eroe, né una vittima".
E se in tanti si aspettano un suo addio a fine anno, forse Pioli vorrebbe dire di aspettare a trarre le conclusioni. Non lo fa, ma potrebbe pensarlo, perché poi nel calcio succedono cose strane.
Basta ripensare a quella domenica di dicembre del 2019, quando Gomez, Ilicic e Muriel facevano a pezzi la difesa del Milan in disarmo. Da quelle ceneri nacque un'altra squadra, e chissà che anche stavolta, dopo aver vissuto settimane terribili, Bergamo non diventi ancora la tappa decisiva di una nuova rinascita.