MILANO - Quando si viaggia nel bel mezzo di una tempesta, la cosa principale è tenere gli occhi ben incollati sulla bussola per non perdere la strada, un'immagine che non è poi tanto distante da quanto stanno vivendo Pioli e il Milan in questo momento.

Tutto attorno è una pioggia trasversale di critiche, un "si salvi chi può" di dimensioni gigantesche: per il gioco, per i risultati, per gli infortuni, per le presunte difficoltà tra spogliatoio e allenatore, per la società, per il mercato e via di questo passo. Ed è proprio in questi momenti che un allenatore deve riuscire a compiere l'impresa di isolare tutti da tutto, mettendo al centro l'unica soluzione per placare la bufera:

"Vincendo, è inutile girarci intorno - ha detto senza troppi giri di parole Pioli in conferenza stampa -. Servirà una partita intensa e di qualità. L'ultima di campionato l'abbiamo vinta giocando in modo attento, dobbiamo ripeterci. Le vittorie danno entusiasmo. Dobbiamo cercare soluzioni internamente e dimostrare sul campo di essere una squadra competitiva e che può fare bene".

L'ambiente rossonero oggi è stato scosso e non poco dalle parole durissime di Paolo Maldini a "La Repubblica", con l'ex capitano e dirigente che ne ha avuto per tutti, da Cardinale a Scaroni, dall'ex CEO Gazidis a quello attuale Furlani.

Non per Pioli ("Stefano andrebbe ringraziato sempre dai tifosi milanisti, il suo lavoro è stato fondamentale per la crescita dei giovani calciatori che sono arrivati al Milan", ha detto di lui Maldini), anche se poi ha aggiunto che l'avergli dato compiti che esulano dai suoi rischia di renderlo, se non supportato, sempre più solo: "Nessun commento su quello che ha detto - ha tagliato corto l'allenatore -. A lui e a Massara sarò sempre riconoscente, ma ora non posso che buttare tutte le mie energie nel mio lavoro e nel provare a vincere le prossime partite. Io non sono solo, sono sempre stato sostenuto dal club".

Meglio pensare al presente, con una gara contro il Frosinone che fa paura e non potrebbe essere altrimenti ("Servirà un livello di gioco alto, Di Francesco sta facendo un gran lavoro e arriveranno con fiducia ed entusiasmo. Dobbiamo fare la miglior prestazione possibile, dando continuità alla vittoria con la Fiorentina"), dopo la conferma della fiducia da parte di Cardinale ("È stato un incontro molto positivo e molto costruttivo, uno stimolo in più per il lavoro di tutti") e in piena emergenza infortuni, altra nota dolente della stagione milanista: "A breve l'emergenza finirà - ha commentato Pioli -.

Nel reparto offensivo sicuramente, in quello difensivo ci vorrà un po' di più. Kjaer non ci sarà col Frosinone, ma potrebbe tornare quella dopo. Tra due settimane le cose andranno meglio, anche se sicuramente a oggi siamo in emergenza. Leao? Probabile rientri con l'Atalanta, faremo di tutto per averlo".

Da uomo di calcio, Pioli sa bene quanto alto sia il rischio, specialmente per lui. E in tanti, dovessero scommettere, lo farebbero più su un suo addio a fine stagione che sulla sua permanenza: "Le responsabilità del tecnico ci sono sempre, ma siamo in un momento della stagione in cui è presto per fare bilanci. Sappiamo che in Champions abbiamo poche possibilità, ma ce la giocheremo a Newcastle”.

“In campionato invece mancano 25 partite e se qualcuno non credeva di poter raggiungere Inter e Juve non si sarebbe dovuto presentare agli allenamenti. Lo hanno fatto tutti perché sono pagati per farlo, ma anche perché ci credono. In tutti i momenti negativi che abbiamo vissuto in questi anni la compattezza è stata una risorsa, dovremo cercare di insistere su questo punto". Alla fine, come sempre, sarà il campo a fare da giudice.

In fondo, per placare la tempesta, basta vincere. Sembra facile ma per il Milan di adesso non lo è affatto.