ROMA - Dopo una fase di stallo di alcuni mesi è arrivato in porto il rinnovo del Consiglio di amministrazione della Rai, scaduto lo scorso maggio.

Il voto parlamentare sui quattro membri che andranno ad aggiungersi a Davide Di Pietro, eletto dai dipendenti lo scorso novembre, è andato come da previsioni, con una spaccatura dell’opposizione che potrebbe essere l’ennesimo elemento di tensione per un sempre più complesso campo largo.

Dietro indicazione del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, è poi arrivata anche la conferma in sede di consiglio dei Ministri di Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, punto di riferimento di Fratelli d’Italia nel campo dei media, come consigliere che assumerà l’incarico di amministratore delegato, insieme a Simona Agnes, fortemente voluta da Forza Italia per il ruolo di presidente.

Al Senato la Lega ha indicato un grande conoscitore della Rai, già direttore di rete e vice dg, come Antonio Marano, sostenuto da Alessandro Morelli, che è stato in dubbio fino all’ultimo anche in seguito agli attacchi per il possibile conflitto di interesse legato all’incarico di direttore commerciale di Milano-Cortina. Fratelli d’Italia si è orientata alla Camera su Federica Frangi, giornalista del Tg2, con un passato a Porta a Porta, chiamata un anno fa a gestire le presenze tv degli esponenti del partito, ma rientrata in azienda dopo un solo mese. Entrambi hanno avuto il sostegno di tutto il centrodestra.

Rossi sarà nominato all’inizio di questa settimana dall’assemblea della Rai, che sarà seguita dal Cda, guidato dal consigliere anziano Marano, nel quale verrà eletta formalmente la nuova presidente. Poi toccherà alla Vigilanza esprimere il gradimento e la maggioranza potrebbe provare a dilatare i tempi. I numeri al momento non ci sono, perché l’opposizione ha annunciato da tempo l’intenzione di non partecipare al voto, ma il centrodestra potrebbe tentare, anche eventualmente in una doppia votazione, a raggiungere i consensi necessari, approfittando delle divisioni del campo avverso. La strada è in salita e non è escluso che si punti, subito dopo l’eventuale bocciatura di Agnes, su un nome di garanzia, in grado di non scontentare Forza Italia e - si ragiona in ambienti di centrodestra - di soddisfare anche i dem, come seconda forza parlamentare.

La minoranza, dopo la decisione di Pd, con Iv e Azione, di non partecipare al voto denunciando l’occupazione della Tv pubblica da parte dei partiti di governo, si è spaccata. Il Movimento 5 Stelle ha confermato al Senato Alessandro Di Majo, avvocato, già eletto tre anni fa, e appoggiato alla Camera Roberto Natale, giornalista con un lungo passato in Rai e una grande esperienza nel sindacato di categoria, indicato da Verdi e Sinistra. I dem restano quindi senza rappresentanza nel nuovo consiglio, come accaduto a Fratelli d’Italia in quello uscente.

“Noi siamo stati coerenti - ha sostenuto il leader M5s Giuseppe Conte -. Siamo con Avs, non capisco la decisione del Pd. Il Cda deve essere presidiato dalle forze di opposizione. La spaccatura c’è stata da parte del Pd insieme a Renzi”.

“La posizione del Pd è quella di tutte le opposizioni fino a ieri, al massimo chiedete ad altri perché hanno cambiato idea - ha replicato la segretaria Elly Schlein -. Rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un Cda che è fuori legge perché il Media Freedom Act è già entrato in vigore”. Il Nazareno chiedeva di avviare, prima delle nomine, la riforma della tv pubblica, che dovrebbe essere incardinata martedì prossimo in Commissione al Senato. Poi dovrebbero partire anche gli Stati Generali per il settore. Si vedrà se saranno l’occasione per ricompattare la minoranza o se la maggioranza riuscirà a sfruttare l’occasione per ampliare il consenso su Agnes.