CANBERRA - L’Australia sempre più sottopressione per aderire all’impegno internazionale per il riconoscimento dello Stato della Palestina, mentre il presidente francese Emmanuel Macron, raccoglie consensi globali per un nuovo trattato di pace in Medio Oriente.

La Francia sta facendo azione di lobby nei confronti di nazioni occidentali, inclusa l’Australia e il Regno Unito, in vista del summit delle Nazioni Unite, questo mese a New York, per accelerare l dinamica della soluzione a due stati.  Si specula che la Francia, che condividerà la presidenza del summit con l’Arabia Saudita, sfrutterà la conferenza per riconoscere lo Stato di Palestina nel tentativo di accelerare il processo di pace.

La Settimana scorsa Macron aveva segnalato che il riconoscimento dello stato di Palestina, “non è solo un obbligo morale ma una necessità politica”, sollecitando i paesi europei a “irrigidire le posizioni nei confronti di Israele se la crisi umanitaria a Gaza continuerà”

La Francia, assieme ad Australia, Regno Unito e USA, non riconosce lo stato palestinese, mentre 147 dei 193 paesi membri dell’ONU, lo riconoscono.

In un commento rilasciato al Guardian Australia, un funzionario del Dipartimento degli Esteri francese ha detto di aver avviato trattative con i partner internazionali, inclusa l’Australia, per fissare le priorità per il summit di New York, dal 17 al 20 giugno: “Il riconoscimento dello Stato di Palestina, la normalizzazione delle relazione dei paesi nella regione, la riforma dell’Autorità palestinese e il disarmo di Hamas”.

“Il presidente Macron vorrebbe che il possibile riconoscimento fosse parte di una dinamica politica più vasta, che permetterà di fare progressi nella costituzione di uno stato palestinese, da una parte, e dell’integrazione reginale e internazionale di Israele, dall’altra”, ha detto.

“Ci sforziamo per raccogliere l’adesione di quanti stati possibile con gli stessi obiettivi e sappiamo che l’Australia è un paese con forti affinità sulla questione e forte impegno”, ha aggiunto.

Un portavoce della ministra degli Esteri Penny Wong ha confermato che l’Australia è “coinvolta in trattative con i paesi organizzatori del summit e con i partners, in vista della conferenze questo mese a New York”.

“La conferenza ricopre un ruolo importantissimo per far progredire la questione politica economia e di sicurezza nella regione e per affrontare e attuare una soluzione duratura sui due stati”, ha detto.

Facendo eco alle parole pronunciate da Wong in un recente discorso, il portavoce ha aggiunto che l’Australia “non è più dell’idea che il riconoscimento dello stato palestinese debba avvenire al termine dei negoziati di pace, ma è convinta che possa essere l’impulso per promuovere la soluzione a due stati”.

Speculazioni su un riposizionamento di Canberra sul riconoscimento dello stato palestinese sono circolate da quando il primo ministro, la settimana scorsa, ha definito “oltraggioso” il blocco israeliano all’accesso di convogli umanitari a Gaza, nella sua più forte critica nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu.

È oltraggioso che un Paese civile e democratico blocchi convogli che trasportano cibo e generi di prima necessità alla popolazione civile di Gaza, dove c’è gente che ha fame, e che muore di fame”, ha detto Anthony Albanese.

Da quanto trapelato Albanese ha avuto un colloquio telefonico con il presidente israeliano Isaac Herzog, e Wong con il suo omologo, Gideon Sa’ar, negli ultimi quindici giorni.

La portavoce dell’opposizione agli Esteri Michaelia Cash ha fatto sapere che la coalizione è favorevole al riconoscimento dello stato palestinese solo a conclusione dei negoziati di pace e dopo il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, da parte di Hamas.

“Non ci può essere il riconoscimento dello stato palestinese mentre Hamas ancora controlla Gaza, altrimenti sarebbe come premiare il terrorismo”, ha detto.