MILANO - La circostanza è stata casuale, quella di presentare il nuovo numero 12 alle ore 12 del giorno 12. Casuale come i fatti che hanno permesso al Milan di portare in rossonero Adrien Rabiot, ovvero la maxi rissa scoppiata con Rowe nello spogliatoio del Marsiglia dopo la prima giornata di campionato, evento che ha scatenato l’effetto domino che ha portato il francese a Milanello e l’ex compagno al Bologna.

E lui, durante la conferenza stampa di presentazione, ha voluto raccontare i fatti, comprese le telefonate con Allegri, avvenute ben prima che accadesse il fattaccio. “Ho parlato con Allegri quando è arrivato al Milan, ma avevo un contratto con il Marsiglia - ha detto Rabiot -. Poi quando è successo quello che è successo al Marsiglia il mister mi ha richiamato, mi ha raccontato il progetto e alla fine siamo riusciti a chiudere questa trattativa”. Quanto capitato con Rowe viene derubricato a uno dei tanti episodi che possono capitare in uno spogliatoio, tanto che il fatto che i due si ritroveranno di fronte già domenica non crea grossi problemi a Rabiot: “Con lui non c’è nulla di speciale, ci siamo mandati dei messaggi dopo che lui è andato al Bologna e io al Milan. Ci vedremo domenica a San Siro, sarà anche bello vederlo. Lui è un bravo ragazzo. Quello che è successo a Marsiglia è una cosa che può succedere ovunque, non ha cambiato il nostro rapporto”.

Perché adesso il centrocampista è interamente calato nella sua nuova realtà, fortemente voluto da Allegri: “Abbiamo condiviso tanto, mi sono trovato subito bene con lui alla Juve. Ha la mentalità giusta per vincere, vive per il calcio, come me. Abbiamo un grande feeling, anche quando è andato via dalla Juve abbiamo continuato a parlare e ci siamo anche visti. Prima di essere un grande allenatore, è una grande persona”.

“Sono pronto e allenato. Sono qui per dare una mano, se il mister mi mette in campo farò di tutto per aiutare la squadra a vincere”, ha detto poi Rabiot, pronto quindi già per domenica, e conscio di avere un ruolo importante anche all’interno dello spogliatoio, dove lui e Modric avranno il compito di fare da guide: “Ci sono giocatori esperti e giovani, ci sono stati cambiamenti, non è facile creare un gruppo in poco tempo, ma cercheremo di farlo. C’è grande qualità in questa squadra, c’è la giusta mentalità. Poi sarà il campo a parlare, ma io sono fiducioso. Abbiamo giocatori come Modric che ha grande esperienza. Ho avuto buone sensazioni, è un gruppo che ha voglia di vincere e giovani con voglia di imparare, abbiamo un mister esperto”.

La scelta di Rabiot è andata controcorrente, con la decisione di scommettere su un progetto che, almeno quest’anno, non gli darà la possibilità di esibirsi sul palcoscenico della Champions League:

“Giocare nel Milan è più importante che giocare la Champions in altre squadre che non possono puntare a vincere o andare avanti - ha spiegato il francese -. Ho preferito venire qui con il progetto del mister e avere il prossimo anno una squadra forte che possa lottare in Champions. Non solo giocarla, magari non vincerla perché è difficile, ma avere l’ambizione di fare grandi cose.

Potevo andare in altri club che facevano la Champions, ma il progetto di Allegri mi ha convinto a venire qui. Al PSG ho vinto tanto, alla Juventus ho giocato tanto”.

“Al Marsiglia ho fatto un anno al top. Voglio continuare ad avere fame di vincere e di fare gol e assist. La scorsa stagione è stata brutta per il Milan, che deve lottare sempre per vincere trofei. Porto la mia leadership e il mio carattere, venire qui è stata la scelta giusta. Vogliamo tornare a giocare la Champions il prossimo anno”, ha detto ancora il neo rossonero.

E per puntare alla qualificazione alla prossima Champions serviranno anche i suoi gol: “L’ultimo anno nella Juve ho fatto 10, 11 reti, così come l’anno scorso al Marsiglia. Mi piace fare gol: voglio farne almeno dieci, poi se potrò farne di più meglio”.

In più, infine, bisogna gettare le basi per un Milan che possa tornare a recitare il ruolo che gli spetta. Lo aveva già detto Modric, lo ribadisce Rabiot. Allegri intanto sorride perché sa che, dando le chiavi del Milan a quei due, qualcosa di buono di certo verrà fuori.