GENOVA - Adesso persino il Partito Democratico, che aveva preso il posto della
Lega nella difesa della società Autostrade, proprietà della holding Atlantia guidata dalla famiglia Benetton, si troverà in forte difficoltà a non sostenere la revoca delle concessioni come chiesto a gran voce dal M5s.
Venerdì mattina infatti la Procura di Genova ha emesso tre ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per tre dirigenti, due di Austostrade per l’Italia (Aspi) e uno di Spea, la società, controllata sempre da Autostrade, che ha il compito di portare a termine le ispezioni sulla rete autostradale per verificarne lo stato di salute. Assieme ai dirigenti, i magistrati hanno anche disposto misure interdittive nei confronti di 6 tra tecnici e funzionari sempre delle due società. L’accusa per tutte le persone coinvolte è gravissima: aver manomesso i rapporti sulle condizioni dei viadotti sull’intera rete autostradale gestiti dalla società. L’indagine della Procura genovese, che è nata da una costola dell’inchiesta principale sul crollo del Ponte Morandi, è sostenuta da una serie di intercettazioni telefoniche agghiaccianti che attestano come i responsabili della sicurezza abbiano tentato di manomettere i rapporti sulle condizioni dei viadotti per evitare controlli da parte degli ispettori del Ministero delle Infrastrutture. Una prassi che secondo gli inquirenti è stata posta in essere dai responsabili ben prima della tragedia di Genova e proseguita anche successivamente, attestando la sicurezza di viadotti che invece risultano molto malandati. Così, nell’ordinanza, il magistrato definisce il comportamento dei responsabili: “Si evince che la logica che guida le scelte e indirizza i comporta menti dei soggetti che operano in Aspi e Spea è quella strettamente commerciale, che prevale sulla finalità di garantire la sicurezza delle infrastrutture, in spregio all’affidamento di un pubblico servizio”. Ad aggravare la posizione delle persone coinvolte anche i tentativi, attestati dagli inquirenti, di cancellare le prove del proprio coinvolgimento, manomettendo i files nei computer aziendali o utilizzando dispositivi per disturbare le intercettazioni telefoniche.
Intanto, la società Atlantia, che venerdì è crollata in borsa, ha dapprima negato che i viadotti soggetti ai falsi rapporti siano in condizioni di sicurezza precarie e poi ha sospeso i sei funzionari coinvolti, mentre il consiglio di amministrazione di Spea “si è reso disponibile a rimettere il proprio mandato nelle mani del Presidente per consentire la più efficace tutela della Società”. Anche i titolari dell’intera holding, la famiglia Benetton, hanno espresso “sgomento e turbamento” per quanto rivelato dalle intercettazioni e da Atlantia hanno affermato che la società “prenderà senza esitazione e nell’immediato tutte le iniziative doverose e necessarie, anche a salvaguardia della credibilità, reputazione e buon nome dei suoi azionisti e delle aziende controllate e partecipate”. Oggi stesso è poi stato convocato un Consiglio di amministrazione straordinario di Aspi.
Ma non basta, perché dopo queste ulteriori vicende il M5s è tornato a chiedere a gran voce la revoca delle concessioni autostradali ad Atlantia. “Non è possibile che quella gente possa continuare a gestire i nostri ponti. - ha detto Luigi Di Maio - Mi fa piacere che anche nel Pd la revoca delle concessioni autostradali non sia più un tabù. Questo è un ulteriore passo che permette al governo di essere ancora più forte – ha continuato, precisando che - come concessionari, in Italia, non ci sono solo i Benetton per questo noi parliamo della ‘revisione del sistema delle concessioni’”.