CANBERRA – La distinta impressione è che non corra buon sangue tra il ministro del Tesoro Jim Chalmers e il Consiglio direttivo della Reserve Bank of Australia, o il suo governatore, Philip Lowe, il cui mandato scadrà a settembre ed è assai improbabile che venga rinnovato, come non correva nei precedenti prominenti, del tesoriere laburista Paul Keating e l’allora governatore Bernie Fraser, e il tesoriere liberale Peter Costello e Glenn Stevens.

Martedì, dopo la riunione mensile, la Reserve ha annunciato il rialzo del tasso d’interesse di altri 25 punti base, fino al 4,1%, il più alto in 11 anni.  Il board ha giudicato che il rischio inflazione sia rimasto alto troppo a lungo, tanto da imporre un livello di maggior stress finanziario che colpirà famiglie e imprese.

“L’inflazione in Australia ha superato il picco ma, al 6,8%, il tasso misurato ad aprile rimane ancora troppo alto e ci vorrà tempo perché torni alla sua fascia obiettivo”, è il giudizio di Lowe.

“Questo ulteriore aumento ira a promuovere una maggior fiducia che l’inflazione tornerà nel suo target tra il 2 e il 3% in un lasso di tempo ragionevole, ha aggiunto, lasciando quindi aperta la prospettiva di ulteriori aumenti se ritenuti necessari.

Lowe ha ripetuto che il board della banca rimane “risoluto nella sua determinazione a riportare l’inflazione all’obiettivo e farà tutto ciò che è necessario per raggiungerlo velocemente, ma questo dipenderà da come si evolveranno l’economia e l’inflazione”.

Il governatore ha riconosciuto che delle sezioni della comunità portano il peso di un maggior costo dei mutui (l’ultimo aumento porterà un rincaro di $100 nei ripagamenti mensili di un mutuo da $600.000, ndr), mentre altri beneficeranno di più alti tassi d’interesse nei loro investimenti.
“La combinazione di tassi d’interessi più elevati e pressioni del costo della vita porteranno a un sostanziale rallentamento della spesa delle famiglie”, ha osservato.
Nelle sue osservazioni ieri, alla conferenza della banca mercantile Morgan Stanley, Lowe ha detto che la decisione del Consiglio direttivo della Banca centrale è stata dettata da altri fattori oltre all’inflazione da domare, ma anche dalla decisione della Commissione Fair Work di aumentare i salari minimi del 5,75%, la diminuzione della produttività e la ripresa del mercato immobiliare.
“Nel corso degli ultimi 12 mesi, il costo del lavoro per unità è incrementato del 7,5% - ha detto Lowe -, il più forte aumento annuale in decenni, anche se era sceso drammaticamente durante la pandemia ed era generalmente debole nel decennio dalla crisi finanziaria globale del 2008, e la maniera migliore per garantire la moderazione del costo del lavoro per unità è attraverso un aumento della produttività, che puntellerà duraturi aumenti dei salari reali e maggior benessere nazionale, oltre a maggior risorse per finanziare servizi pubblici”. 
Il ministro del Tesoro ha preso le distanze dalla decisione della Reserve, limitandosi a dire che è un ente che agisce in maniera indipendente dal governo, ma facendo notare che renderà la vita più difficile per chi è titolare di un mutuo e per la banca di ridurre l’inflazione senza far crollare l’economia.
Chalmers ha reagito in maniera stizzita all’accenno fatto da Lowe sugli aumenti dei salari minimi, pur concedendo che rimangono nei limiti di guardia dell’inflazione: “Chi soffre di più in questo momento sono i meno abbienti, che hanno bisogno dell’aumento per poter far fronte alle bollette”.
Un certo risentimento da parte del ministro del Tesoro, anche sulle osservazioni del governatore sulla necessità di aumentare la produttività: “Non basta schioccare le dita per ottenere più produttività”, ha detto.
Del resto la politica monetaria ha fatto ben poco per incoraggiare una crescita di produttività prima della pandemia, e poco farà adesso.