CANBERRA - I consumatori e le imprese australiane avranno la precedenza sul gas prodotto nel Paese grazie a una nuova politica federale che obbliga gli esportatori a riservare una quota rilevante della produzione al mercato interno.
La misura, salutata con favore soprattutto dal settore manifatturiero, impone che tra il 15 e il 25 per cento del gas estratto venga destinato all’uso domestico, con l’obiettivo di alleviare la pressione sui prezzi e ridurre il rischio di carenze future.
Il regime si applicherà a tutti i nuovi contratti di esportazione sottoscritti a partire da questa settimana, mentre entrerà pienamente in vigore dal 2027. Un orizzonte temporale che ha spinto molte aziende a esprimere un sostegno prudente: il principio è condiviso, ma il vero banco di prova sarà l’effettiva riduzione dei costi energetici.
“Per essere davvero efficace, la riserva deve abbassare in modo concreto i prezzi del gas sul mercato locale”, ha detto Ben Eade, amministratore delegato di Manufacturing Australia. Negli ultimi anni, nonostante le vaste riserve nazionali, i prezzi all’ingrosso sono saliti da circa 4 dollari a oltre 12 dollari per gigajoule, mettendo sotto forte pressione settori come l’acciaio e altre industrie ad alta intensità energetica.
Secondo l’esperto di politiche energetiche della Monash Business School, Guillaume Roger, il meccanismo della riserva è concepito proprio per aumentare l’offerta interna e spingere i prezzi verso il basso. Tuttavia, l’entità del beneficio resta incerta. “Dipenderà da molti fattori”, ha spiegato, tra cui la velocità con cui entreranno in funzione nuovi progetti e la capacità di trasportare il gas in modo efficiente verso gli Stati del sud, mentre i giacimenti dello Stretto di Bass si stanno esaurendo.
Tra le soluzioni allo studio ci sono l’ampliamento delle infrastrutture di trasporto dal Queensland o la costruzione di terminali di importazione in città come Newcastle o Melbourne, per consentire il trasferimento di gas liquefatto via mare. Tutte opzioni che richiedono investimenti e tempi non brevi.
Il governo insiste sul fatto che la riserva non contraddice gli obiettivi climatici. Il ministro dell’Industria Tim Ayres ha spiegato che il provvedimento serve a sostenere le imprese pesanti che non possono elettrificarsi rapidamente, mentre parallelamente vengono messi a disposizione finanziamenti agevolati per favorire il passaggio a sistemi di riscaldamento elettrico.
Dal fronte dell’attivismo climatico arrivano però avvertimenti. Greenpeace Australia Pacific teme che la misura possa finire per incentivare nuova produzione ed esplorazione di giacimenti di gas non necessarie. “Se applicata correttamente, la riserva dovrebbe rendere superflui nuovi progetti - ha detto il portavoce Geoff Bice -. Senza paletti rigorosi, però, rischia di consolidare ulteriormente la dipendenza da combustibili fossili costosi e dannosi”.
Per la manifattura, il giudizio resta sospeso: la riserva è vista come un passo nella giusta direzione, ma il suo successo sarà misurato solo da un dato concreto — bollette energetiche più basse e una maggiore certezza sull’approvvigionamento.