ROMA - Continuano giorno dopo giorno le giravolte dal leader della Lega. L’ultima, clamorosa, è l’annuncio di essere pronto a tornare tra le braccia di Silvio Berlusconi (nella foto) per formare nuovamente un’alleanza di centrodestra. Dopo aver baldanzosamente annunciato solo giovedì scorso di essere pronto ad andare alle urne da solo contro tutti, sono bastate poche ore al capo del Carroccio per rendersi conto che l’azzardo di una corsa in solitaria potrebbe costargli caro. E così, già domenica, si preparava a ritornare verso il centrodestra. “[A Berlusconi e Meloni] proporrò un patto dell’Italia del sì contro l’Italia del no”, ha affermato Salvini dalle colonne de Il Giornale, non a caso il quotidiano di Arcore.
E senza accorgersi che lo slogan è lo stesso usato da Matteo Renzi durante la disastrosa campagna elettorale del Referendum 2016, Matteo Salvini si avvia così a riciclare il vecchio centrodestra rottamato durante le consultazioni del giugno 2018, memorabili anche per il siparietto in cui Silvio Berlusconi gli faceva il verso mentre il leader del Carroccio, visibilmente imbarazzato, parlava davanti agli italiani dopo il colloquio con Sergio Mattarella.
Acqua passata, assicura il leghista, che ha già incassato l’entusiasta adesione di Giorgia Meloni e di Giovanni Toti.
Quanto a Forza Italia però non si percepisce lo stesso entusiasmo. Nei giorni scorsi Berlusconi ha chiesto alla Lega un chiaro patto pre-elettorale, ossia garanzie che i suoi avranno posti sicuri nelle liste. Ma gli azzurri sono divisi a metà. Da una parte ci sono coloro che da tempo chiedono un riavvicinamento alla Lega, per mettersi in scia nell’ondata dei consensi, ma dall’altra c’è anche chi di Salvini non si fida e da tempo non nasconde piuttosto l’intenzione di saldare un asse dei moderati con i renziani che occupi il centro sguarnito.
L’amara verità però è che di questo progetto non c’è ancora sostanza e quindi in definitiva le strade restano due. La prima è quella di fidarsi della Lega, appoggiare la strategia di Salvini nella gestione della crisi e andare alle elezioni chiedendo il più possibile garanzie. La seconda è invece quella di resistere e dilatare il voto il più possibile e, con i renziani e i centristi, accelerare sulla costruzione di un nuovo soggetto ormai in cantiere da mesi.
Entrambi i percorsi sono però irti di pericoli e incertezze. Forza Italia si gioca la propria sopravvivenza politica.