L’uso delle sigarette elettroniche non aiuta a smettere di fumare, ma provoca ricadute frequenti. Una ricerca, infatti, va in direzione contraria alle dichiarazioni di molti centri per il controllo e la prevenzione delle malattie che evidenziano i benefici del passaggio allo svapo di sigarette elettroniche per ridurre o smettere di fumare. Gli ultimi risultati suggeriscono invece che le persone che hanno smesso di fumare e sono passate alle sigarette elettroniche hanno aumentato il rischio di una ricaduta al fumo nell’anno successivo di 8,5 punti percentuali rispetto a coloro che hanno smesso di usare tutti i prodotti del tabacco. Ai fini dello studio, i ricercatori hanno eseguito due indagini su 13.604 fumatori tra il 2013 e il 2015 per esplorare i cambiamenti nell’uso di 12 prodotti del tabacco. Al follow-up a un anno, il 9,4% dei fumatori aveva smesso e di questi il 62,9% è rimasto senza tabacco, mentre il 37,1% era passato a un’altra forma di consumo di tabacco. Di questi, il 22,8% ha iniziato a usare le sigarette elettroniche. Al secondo follow-up annuale, gli autori hanno confrontato gli ex fumatori che erano senza tabacco con quelli che erano passati alle sigarette elettroniche o ad altri prodotti del tabacco. Gli individui che sono passati a qualsiasi altra forma di consumo di tabacco, comprese le sigarette elettroniche, avevano maggiori probabilità di ricaduta rispetto agli ex fumatori che avevano smesso di fumare, per un totale di 8,5 punti percentuali.

Evitare l’uso in casa se ci sono bambini

L’utilizzo della sigaretta elettronica è aumentato negli ultimi anni soprattutto tra i giovanissimi. Inoltre sono in molti a ritenere le e-cig sono meno dannose rispetto al fumo di tabacco. Ma cosa dicono gli studi scientifici in proposito? Oggi sappiamo che c’è un un’associazione tra l’esposizione al fumo passivo da e-cig contenente nicotina e un aumento del rischio di sviluppare sintomi respiratori come dispnea e bronchite. Quello degli utilizzatori di e-cig è un numero in continua crescita, con stime di circa 80 milioni di persone al 2023 a livello mondiale (20 milioni nel 2012) e con un mercato che a breve potrebbe superare quello delle sigarette tradizionali. Un cittadino su sette ha provato almeno una volta le e-cigarettes; inoltre, il 41,5% degli adolescenti d’età compresa tra 14 e 17 anni ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica e l’1,7% ne è utilizzatore abituale. I ragazzi, oltre ad essere a rischio per gli effetti diretti dello svapo, sono anche a maggior rischio di sviluppare dipendenza da nicotina: in tal senso le e-cigarettes possono rappresentare una “porta d’ingresso” verso il fumo tradizionale. Infatti, recenti evidenze confermano che gli adolescenti che non hanno mai utilizzato le sigarette tradizionali, ma hanno provato almeno una volta il fumo elettronico, hanno un rischio aumentato di più di quattro volte di diventare fumatori di sigarette tradizionale. Oltre ai crescenti studi che suggeriscono come il fumo elettronico rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo di sintomi respiratori quali broncostruzione e tosse, è stato recentemente dimostrato in un campione di più di 2.000 tra adolescenti e giovani adulti, un’associazione tra l’esposizione al fumo passivo da sigaretta elettronica contenente nicotina e aumento del rischio di sviluppare sintomi respiratori quali dispnea o bronchite. Questo dato non sorprende ed era largamente atteso dal momento che era già stata segnalata la presenza di composti tossici nell’aria indoor delle case degli utilizzatori di e-cigarettes, quali PM2,5 PM10, nicotina e composti organici volatili. Tuttavia, queste nuove evidenze confermano la necessità di non utilizzare questi dispositivi in casa, soprattutto se sono presenti bambini e adolescenti, anche per evitare l’effetto di imitazione, già ben descritto per la sigaretta tradizionale. Si deve anche sottolineare che l’uso dovrebbe essere fortemente sconsigliato anche nelle donne in gravidanza dal momento che cominciano ad emergere dati che associano l’impiego delle sigarette elettroniche in gravidanza alla nascita di neonati di basso peso.

Fanno male anche agli occhi

I fumatori possono sviluppare la degenerazione maculare legata all’età fino a 5 anni e mezzo prima rispetto ai non fumatori. Ma anche le persone che vivono con loro hanno il doppio delle probabilità a causa del fumo passivo. E a fare male agli occhi sono anche gli aromi contenuti nelle sigarette elettroniche. A mettere in guardia è un documento realizzato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, insieme all’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità e all’Università di Newcastle. Il fumo, dunque, aumenta il rischio di sviluppare gravi patologie oculari e perdita permanente della vista. Smettere di fumare e sottoporsi a controlli oculistici regolari può aiutare a migliorare la salute degli occhi e prevenire la perdita della vista evitabile. Ma la soluzione non sono le sigarette elettroniche. Gli aromi delle sigarette elettroniche, infatti, possono aumentare la produzione di radicali liberi, che danneggiano il DNA e possono portare alla cataratta fino alla perdita della vista. Svapare inoltre, può ridurre il flusso sanguigno agli occhi, alterare la funzione retinica e aumentare il rischio di sviluppare il cancro agli occhi. L’Oms esorta tutti a non usare tabacco e sigarette elettroniche per proteggere la propria salute generale, compresa la salute degli occhi. 

Infiammazioni anche con breve esposizione

Intanto, un altro studio sull’argomento dimostra chiaramente che anche una breve esposizione al fumo passivo è in grado di avviare, entro 30’, una serie di meccanismi infiammatori che concorrono alla formazione dei danni tissutali prodotti in seguito a quella ripetuta e a lungo termine. I ricercatori hanno sperimentalmente ricreato un ambiente domestico in cui per un’ora hanno soggiornato dei gruppi di volontari, rigorosamente non fumatori, esposti al fumo di alcune sigarette commerciali fatte bruciare in un normale posacenere. E’ stato così rilevato come anche una brevissima esposizione al fumo passivo, sia capace di determinare un rapido cambiamento quantitativo di una proteina presente nel sangue e legata a meccanismi infiammatori, il recettore p75NTR legante una serie di neurotrofine. Tutto questo ha una maggiore rilevanza specie se i soggetti esposti sono dei neonati e dei bambini. I risultati dello studio hanno inoltre dimostrato un ulteriore risvolto di natura medico-legale. Infatti, attualmente l’esposizione al fumo passivo viene più comunemente identificata raccogliendo le urine delle 24 ore e dosando nelle stesse la concentrazione dei prodotti del metabolismo della nicotina. In base ai risultati dello studio è ora però possibile rilevare l’esposizione al fumo passivo in tempi considerati molto più precoci, attraverso il prelievo di sangue e con il dosaggio del recettore p75NTR.