ROMA - “Come mi sono sentito io in campo non era come un giocatore si dovrebbe sentire. Ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella e questo divertimento giorno dopo giorno è andato un po’ via. La fortuna che ho avuto è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato molto e mi hanno creduto: il mio team, la mia famiglia. Alla fine, ho costruito la mia bolla dove non entrava nessun altro e questo mi ha dato la voglia di continuare e di prepararci bene per i Grand Slam perché l’anno scorso li ho giocati bene, anche se ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros. È andato tutto bene anche se non mi sono sentito una persona felice in campo”.
Così Jannik Sinner, intervistato al Tg1, ha parlato del suo stato d’animo per la vicenda doping, aggiungendo di avere per un attimo anche pensato di smettere. Ma adesso è tutto alle spalle e aggiunge “ci vediamo a Roma, speriamo di essere preparati per esserci ma sono molto contento di fare ritorno a Roma, non c’è posto più bello”.
Tanti i commenti rilasciati da molti suoi colleghi in merito a quanto accaduto, ma Sinner non si scompone: “Ognuno è libero di dire quel che vuole e di giudicare, l’importante per me è che so io cosa è successo e cosa ho passato ed era molto difficile e non auguro a nessuno di passare da innocente una cosa del genere”.
L’aver raggiunto il numero uno delle classifiche mondiali “non me lo immaginavo, non lo vedevo realistico e direi una bugia se dicessi il contrario. Oltre al talento serve tanto: sacrifici, momenti di difficoltà, fortuna, nel non farsi male e nell’avere le persone giuste al momento giusto. Servono tante altre cose. Il talento è importante se lo combini con il lavoro ed è lì che fai il botto. L’emozione più grande? Dal punto di vista personale quando ho saputo che sarei diventato numero uno è stata una sensazione incredibile perché è stato il risultato di un anno intero. Un altro momento pazzesco da italiano è quando entri sul Centrale di Roma o Torino, non sembra di stare in un campo da tennis ma in uno stadio di calcio. Una sensazione difficile da raccontare” ha raccontato Sinner, che ha parlato della fine della sua collaborazione con Darren Cahill.
“Lui l’anno scorso mi ha detto ‘guarda, faccio l’ultimo anno con te e poi smetto’. Sono cose che devi accettare, è una sua scelta. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti risultati, però ogni cosa bella ha una fine soprattutto nel lavoro. Va bene così, ma in un anno possono cambiare tante cose, vediamo…”.
“C’è stato un momento in cui mi è venuto voglia di dire basta, mollo tutto, prima degli Australian Open non era un momento felicissimo, c’era ancora quel caso di doping, e mi sono detto vediamo come va quest’anno” ha raccontato Sinner.
“In Australia non mi sentivo a mio agio negli spogliatoi, quando mangiavo, sentivo che gli altri giocatori mi guardavano in modo diverso e mi sono detto che era pesante vivere il tennis in questo modo. Lì era diverso. Mi sono detto magari dopo l’Australia un po’ di tempo libero mi farà bene, poi è andata come è andata ma in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi sono tanti, ma non ho giocato Rotterdam anche per quel motivo: mi serviva del tempo diverso, con gli amici e dando priorità alle persone a cui voglio bene”.