È lui - Sinner - l’azzurro più conosciuto al mondo per le sue storiche affermazioni e il suo acclarato perbenismo. Non vorrei che pagasse la risposta negativa all’invito del Presidente Mattarella. In questo travagliato 2025 il numero 1 bis del tennis, oltre al “torneo dei maestri”, si è aggiudicato due slam a Melbourne e Londra (mai italiano ci era riuscito) ed ha raggiunto le finali di Parigi e New York. Un fenomeno.
Se questo sport fa il solletico al calcio, lo si deve a lui che sta portando il tricolore sulle prime pagine, cartacee e digitali, di tutti e 5 i continenti.
C’è mancato poco che occorresse la bombola a ossigeno per uscire dall’apnea con cui milioni di spettatori hanno seguito la vittoriosa prestazione su Alcaraz, suo degnissimo avversario, mai nemico, al termine di una partita disputata a livelli altissimi. Legittimo il verdetto.
Ma il fatto che Jannik abbia battuto lo spagnolo in due set non fa da specchio all’equilibrio che tale è stato fino ai colpi finali. Ne è scaturita una edizione da incorniciare anche sul piano finanziario: “Impatto economico di 591 milioni con 230 mila spettatori paganti.
E quasi 100 milioni di gettito fiscale a fronte dei 13,7 milioni di contributi statali”, il messaggio che Angelo Binaghi, presidente della federazione, ha inviato al Governo.
La seconda affermazione consecutiva di Sinner in questa manifestazione ha fatto da prologo all’ultima partita del girone di qualificazione al Mondiale di calcio fra Italia e Norvegia: inutile sul piano della classifica, ma importante per capire di che pasta è la nostra nazionale.
Che ci toccasse raggiungere la partecipazione al Mondiale attraverso i playoff era chiaro fin dal ko iniziale a Oslo. Ma è assurdo che l’Europa qualifichi 16 Paesi, appena 2 in più con l’allargamento delle finaliste a 48 squadre, quando le 10 nazionali del Sudamerica hanno a disposizione 6 posti più un settimo da giocarsi con l’Oceania.
S’è avuto la certezza, ieri al Meazza, che la Norvegia è più forte dell’Italia: 3 gol all’andata, 4 al ritorno in rimonta dopo il lampo iniziale di Pio Esposito. C’è da capire perché gli Azzurri, dopo aver disputato un buon primo tempo, si sono persi lasciando il dominio del gioco ai norvegesi.
Dai e dai, abbiamo subito un poker di reti: la prima dal talentuoso 20enne Nusa, altre due da Haaland, in rete per l’undicesima partita consecutiva in nazionale, l’ultima da Larsen. Affondati come il Titanic. Mancava Tonali. Ma non può trattarsi di un alibi.
Tutta la squadra è venuta meno, quasi avesse finito la benzina. Di positivo i bagliori di Pio Esposito e Dimarco. Malissimo i difensori. Ci vorrà un altro tipo di prestazione nei playoff, indipendentemente dagli avversari.