NUOVA DELHI – Strage in India al pellegrinaggio indù, dove le persone che dormivano per terra in attesa di bagnarsi al mattino alla confluenza del Gange con lo Yamuna e lo Saraswathi sono state schiacciate da altri pellegrini causando decine di morti e moltissimi feriti.

Tutto è successo nella notte tra mercoledì e giovedì al Maha Kumbh Mela, il mega pellegrinaggio induista in corso nella città di Prayagraj fino al 26 febbraio. Le autorità hanno parlato di trenta morti e almeno 90 di feriti, ma questi numeri non sono ritenuti credibili. 

Quello che è certo è che il Mauni Amavasya, una delle giornate più importanti per i fedeli indù, ritenuta particolarmente propizia per il bagno rituale, ha inferto al Maha Kumbh Mela, che si tiene ogni 12 anni alla confluenza dei fiumi Gange, Yamuna e Saraswathi, nell’Uttar Pradesh, una ferita difficile da cancellare.

E ha sollevato più di un dubbio sulla gestione della sicurezza, su cosa non abbia funzionato nonostante le 2600 telecamere che riferiscono alla centrale di controllo, le centinaia di droni in servizio 24 ore su 24 e l’Intelligenza Artificiale, alla quale gli organizzatori, in una sintesi orgogliosa di tradizione e tecnologia, si vantavano di avere affidato la gestione degli accessi al sito.

L’accaduto è stato ricostruito in parte dai superstiti di quello che è stato un vero e proprio incubo: in pochi minuti persone sono state schiacciate e uccise, gruppi familiari sono stati smembrati e sul terreno sono rimaste borse, valige, pacchi, abiti, coperte. Il programma della giornata prevedeva la priorità dell’immersione per le decine di migliaia di “Sadhu”, gli asceti induisti considerati “uomini sacri,” accolti in uno sterminato campo tendato in una zona a loro riservata. 

Spetta a loro raggiungere per primi il Sangam, il triangolo di terra creata dalla confluenza del Gange e dello Yamuna, e da lì immergersi in acqua, nel punto ritenuto più sacro.

La ressa si è scatenata quando i pellegrini che procedevano lungo i percorsi obbligati hanno iniziato a premere gli uni sugli altri per lasciare spazio ai Sadhu. Le persone intrappolate hanno fatto crollare le transenne e travolto quelli che si riposavano in prossimità del fiume.

“Dopo ore di cammino sui ponti mobili galleggianti, eravamo arrivati vicini al ‘Sangam’, seguendo il percorso di transenne, intorno alla mezzanotte – ha raccontato in ospedale una delle persone ferite  –. A quel punto abbiamo deciso di attendere l’alba per immergerci e ci siamo seduti a terra. Molti di noi si sono addormentati. Verso le due di notte una massa di pellegrini ha sfondato le transenne e ci ha travolto”. 

Sui social la tristezza e la disperazione si sono incrociate con critiche alla gestione del pellegrinaggio, in particolare contro il governo dello Stato dell’Uttar Pradesh, e contro il suo chief minister, il monaco induista Yogi Adityanath. Gli indiani si sono chiesti, attoniti, come mai il premier Narendra Modi abbia immediatamente espresso le sue condoglianze e promesso risarcimenti alle famiglie delle vittime, mentre il Governatore sembra scomparso.