PRATO - Stupri e sevizie, due rivolte nell’ultimo mese, collusioni con agenti penitenziari ritenuti corrotti. Le numerose indagini sul carcere pratese disposte dalla Procura continuano a rivelare scenari inquietanti e sono proseguite con una perquisizione di sette ore da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza. Mentre la Procura ha dovuto aprire un altro fascicolo per i disordini del 4 giugno e del 5 luglio per i reati di rivolta, resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamenti, emergono almeno due violenze sessuali fra detenuti. Episodi datati ma che gli inquirenti riportano ora definendoli “agghiaccianti”.
Il primo risale al settembre 2023: un 32enne brasiliano avrebbe violentato a più riprese il compagno di cella, pachistano, sotto minaccia di un rasoio. L’uomo è indagato per violenza sessuale aggravata. Un secondo fatto, tra il 12 e il 14 gennaio 2020, riguarda due detenuti di 36 e 47 anni che avrebbero torturato e stuprato per giorni un recluso tossicodipendente e omosessuale alla sua prima esperienza carceraria. La vittima è stata brutalizzata con mazze, pentole bollenti, pugni e colpi in testa, costretto a subire rapporti sessuali ripetuti e a vivere in uno stato di terrore continuo. Alle lesioni, tra cui la frattura di una costola e la lacerazione del canale anale, sono seguiti gravi traumi psicologici. I due aguzzini sono imputati in un processo adesso in corso.
“La situazione alla Dogaia è fuori controllo, caratterizzata da un pervasivo tasso di illegalità”, “in un contesto di mancanza di controlli e di comportamenti collusivi di esponenti della Polizia penitenziaria”, dicono gli inquirenti, ma “la risposta dello Stato sarà ferma e costante”.
A rendere ancora più esplosiva la situazione sono le ultime sommosse, una dopo le perquisizioni del 28 giugno contro l’ingresso illecito di telefonini e droga. C’è stata il 5 luglio scorso, come già avevano reso noto i sindacati: una decina di detenuti si sono barricati nella I sezione della Media Sicurezza tentando di incendiare materiali, brandendo spranghe e cacciaviti, sfondando i cancelli con le brande, puntando a uscire dal carcere. L’intervento di agenti antisommossa aveva riportato la calma. Episodio simile il 4 giugno, quando cinque detenuti, di nazionalità italiana, libica e marocchina, minacciarono gli agenti impugnando armi rudimentali e dicendo frasi come “Stasera si fa la guerra” o “Si muore solo una volta, o noi o voi”. Nell’ultimo anno sono stati sequestrati 41 cellulari, tre schede sim e un router, ma il numero reale potrebbe essere più alto.