SYDNEY- Fresco di ritorno dal Teatro Regio di Torino, il direttore della Queensland Symphony Orchestra e violoncellista di fama internazionale, Umberto Clerici, è tornato a parlare con noi dei suoi impegni lavorativi, offrendo anche qualche piccolo aneddoto sul suo inseparabile compagno di viaggio, il violoncello.

Partendo da quest’ultimo, Clerici ci ha spiegato cosa voglia dire possederne due che risalgono addirittura al XVIII secolo. “Uno è stato fatto a Venezia nel 1722 dal liutaio Matteo Goffriller, mentre l’altro è stato fatto a Milano nel 1758 dal liutaio Carlo Antonio Testore. L’idea è sempre stata quella di avere un violoncello in Europa e uno in Australia, in modo da non viaggiare costantemente con lo strumento appresso. Questo viaggio Europa-Australia l’avrò forse fatto 32 o 33 volte dal 2014, e ci sono sempre stati problemi quando ho volato con il violoncello”.

Clerici ha evidenziato che data la loro rarità ed enorme costo, tale da essere impossibile all’acquisto se non fosse che vengono prestati, in base ai propri meriti musicali, da fondazioni e banche, l’assicurazione non copre i danni che potrebbero incorrere durante la sosta in stiva. Per questo Clerici si è sempre visto costretto a comprare un secondo biglietto aereo per il suo strumento, che usualmente occupa lo spazio vicino al finestrino, a fianco a lui. 

Ma oltre al valore monetario, e storico, c’è anche il valore aggiunto di un suono diverso, unico nel suo genere. “L’evoluzione di uno strumento si basa su quanto lo si suona, le vibrazioni rendono lo strumento sempre più sonoro, e quindi è chiaro che oltre 300 anni di vibrazioni producono un effetto diverso da uno strumento moderno che invece è molto più legato, perché la vibrazione non si è espansa fino ai margini”, ha spiegato.

“E poi c’è l’invecchiamento del legno, che nel tempo perde l’acqua, l’umidità, le resine. Pensa ad una bacinella piena d’acqua: se la percuoti con un cucchiaio di lato, fa un rumore sordo; più la bacinella si svuota e più rimbomba. Mentre gli strumenti a fiato e il pianoforte decadono con gli anni, gli strumenti ad arco in realtà migliorano”.

Come è stato chiesto in precedenza a molti altri giovani professionisti italiani che adesso risiedono in Australia, ho domandato a Clerici come sia stato il suo percorso migratorio, tra visti e ferree regole da seguire. “In realtà sono arrivato con un visto permanente già in mano”, ci ha confessato, spiegando che l’orchestra sinfonica dell’Opera House di Sydney era alla disperata ricerca di un violoncellista da ormai un ventennio, e che dopo avere superato tutta una serie di audizioni, ha ricevuto il visto Global Talent, assegnato solo quando si riesce a dimostrare che non ci sia nessun’altro professionista in grado di svolgere quel lavoro. Nello stesso momento ha ricevuto anche la cattedra al Conservatorio di Sydney.

Gli impegni nel calendario annuale di Clerici sono numerosi, e tutti prestigiosi. “Subito dopo Natale tornerò in Europa perché al Teatro Massimo di Palermo avrò la Missa Solemnis di Beethoven. Da lì andrò a Firenze, e poi subito di ritorno con vari concerti qua in Australia, un po’ da Direttore, un po’ da violoncellista, infine di nuovo in Europa per una nuova produzione di Carmen all’Opera di Vienna”.

Tra gli appuntamenti di spicco in Australia, ci sarà quello in occasione del Perth Festival di febbraio 2026, dove Clerici sarà affiancato dagli amici musicisti Tommaso Lonquich, al clarinetto, Claudio Martínez Mehner, al pianoforte, e che vedrà anche la partecipazione della violinista ungherese, Júlia Pusker. Il trio Lonquich–Clerici–Mehner è una partnership musicale di successo che si è formata nel 2012, e che negli anni ha avuto modo di esibirsi in prestigiose cornici del panorama musicale mondiale, come alla Fenice di Venezia e al Dino Ciani Festival di Cortina d’Ampezzo. “Abbiamo caratteristiche completamente diverse, perché il pianista vive in Svizzera e insegna all’Università di Salisburgo. Il clarinettista, invece, vive a Lubiana e si divide tra il lavoro da psicoterapeuta e la residenza come clarinettista nella Lincoln Centre Orchestra di New York. Per cui è quasi impossibile per noi incontrarci, quindi dobbiamo pianificare tutto con due anni in anticipo”. 

Un appuntamento imperdibile, quindi, quello che si terrà nella serata di venerdì 20 febbraio nell’ambito del Perth Festival, che vedrà il trio esibirsi in uno dei cinque concerti intimi della Sanctum Series, all’interno della suggestiva cattedrale di St. Mary a Perth.