ROMA - E’ molto probabile trovare in una di queste un certo Marcos Evangelista de Moares, indicato con un nome più pratico e che conosciamo tutti: Cafu (nella foto mentre festeggia il Mondiale vinto dal Brasile nel 2002) che, propio ieri domenica 7 giugno, ha compiuto 50 anni, conoscituo anche come “Pendolino” (questo soprannome gli fu dato dai tifosi romanisti dopo averlo visto innumerevoli volte fare su e giù per la fascia di competenza). 

Cafu ha ridefinito il ruolo del terzino presentandosi alla storia come un fluidificante difensivo moderno, prima ancora che questo concetto venisse disegnato sulle lavagnette da certi allenatori (vedi Guardiola). Nato a San Paolo, dopo gli inizi nelle giovanili del Nacional e della Portuguesa, è all’Itaquaquecetuba che Marcos Evangelista de Moares diventa Cafu. 

Il soprannome gli fu dato per la sua grande velocità, in onore dell’ala Cafuringa in attività all’epoca. Cafu ha vinto ovunque, a partire dalla squadra della sua città: con il San Paolo tre titoli nazionali, due Coppe Libertadores e altrettante Coppe intercontinentali, l’ultima di queste nel 1994 proprio contro una squadra della quale avrebbe vestito in futuro la maglia, il Milan, sfidando sulla fascia Paolo Maldini. Nello stesso anno il trionfo ai Mondiali negli Stati Uniti con la maglia del Brasile ancora una volta incontrando il suo futuro sportivo, l’Italia, quella di Sacchi e del rigore sbagliato da Roberto Baggio. Dopo il San Paolo e la Coppa del Mondo, ecco il primo trasferimento in Europa, agli spagnoli del Real Saragozza, esperienza che durerà solo sei mesi ma che non gli impedirà di partecipare alla vittoria della Coppa delle Coppe. Ritornò in Brasile alla Juventude per un anno e poi due stagioni al Palmeiras, prima del nuovo sbarco in Europa. 

La Roma di Franco Sensi decise di investire tredici miliardi di lire per portarlo in Serie A. E in giallorosso Cafu rimarrà sei anni, dal 1997 al 2003, diventando il “pendolino” della fascia destra ed entrando di diritto nella Hall of fame del club e nel cuore dei tifosi. In totale 218 presenze, otto gol e due trofei: lo scudetto del 2001 e la successiva Supercoppa Italiana. 

A 33 anni avrebbe avuto l’oppportunità di chiudere in Giappone come molti, ma Cafu non aveva ancora finito di arricchire il palmares, a cui nel frattempo aveva aggiunto il Mondiale del 2002 vinto con la fascia di capitano al braccio. Vive cosi’ una seconda giovinezza al Milan, dove riesce a vincere il trofeo che mancava, la Champions League, quella del 2006 ad Atene contro il Liverpool, ma non solo. Alla fine dell’esperienza rossonera le presenze saranno 166 con uno Scudetto, tre Supercoppe italiane, due Coppe del mondo per club e quattro Supercoppe europee. Anche qui entra di diritto nella Hall of fame del club. La carriera del “pendolino” ha oscillato tra trofei e record individuali. Primato di presenze con la nazionale brasiliana (142) e primo giocatore nella storia ad aver partecipato a tre finali mondiali di fila. Inoltre, nel 2004, è stato inserito nella “Fifa 100”, la lista dei più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelè e dalla Fifa in occasione del centenario della federazione. 

Nel 2013 è stato incluso nella formazione più forte della storia da parte della rivista World Soccer e nel 2014 è stato inserito dal Guardian nella lista dei 30 migliori calciatori che “hanno lasciato un segno” nella storia dei campionati del mondo.