Il compianto scrittore Cormac McCarthy, vincitore del Premio Pulitzer, nel suo ultimo libro edito nel 2023, Il passeggero, in una profonda riflessione sul senso della fine, scrive: “Non siamo tutti ‘passeggeri’ in fondo? Transitori, di passaggio, non eterni in questo mondo”.

La famiglia Cavedon non sarà certo eterna in Australia, ma è sicuramente più transitoria di tante altre. Alla fine dello scorso anno, una quarantina di eredi della famiglia Cavedon ha celebrato a Wangaratta, nel Victoria, l’arrivo del capostipite, Remigio Cavedon, nato a Valli di Pasubio (Vicenza) nel 1891 e sbarcato in Australia 100 anni fa, esattamente nel 1924.

“Dopo la Prima guerra mondiale, nonno Remigio, amareggiato per le tristi esperienze e disgustato dall’Italia, che era un Paese duro, voleva emigrare il più lontano possibile e pensava all’America, ma nel 1924 l’immigrazione verso gli Stati Uniti era chiusa, allora è venuto in Oceania, come si diceva allora”, ha raccontato ai microfoni di Rete Italia Anna Cavedon, insegnante di italiano in pensione, per più di trent’anni segretaria della Dante Alighieri Society di Melbourne sotto la presidenza dell’indimenticato italofono Tom Hazel, che era a capo del cerimoniale alla Government House a Melbourne.

Remigio si imbarcò sulla ‘Palermo’ e arrivò a Fremantle nel 1924 con la moglie Rosa e i figli Maria, Giovanni e Gino, che lo avrebbero raggiunto tre anni più tardi, nel 1927. I primi lavori per Remigio sono stati nella ditta di un mercante di legname a South Melbourne e sulla linea ferroviaria di Kew, che ha contribuito a costruire.

Trasferitosi con la famiglia nella Ovens Valley, Remigio fu in grado di acquistare dal connazionale Giulio Dal Bosco, nel 1928, i primi 29 acri di terreno a Eurobin, che coltivò a tabacco.

Un lavoratore appassionato che già nei primi anni ‘30 si era naturalizzato australiano, nella seconda metà del decennio, Remigio Cavedon aveva 130 acri di terreno dove coltivava il tabacco, pascolava vacche da latte e maiali, e aveva anche introdotto degli emù.

La casa della famiglia Cavedon andò distrutta in un rogo nel 1937 e, grazie alla grande solidarietà della comunità di Eurobin, venne ricostruita con grande sollievo per Rosa, che riuscì a superare la barriera della lingua e a condurre una vita piena, felice e perfettamente integrata nell’ambiente australiano, tanto da non volere neanche più tornare in Italia, dove la famiglia si era recata in varie occasioni e nel 1937. Aveva anche tentato di stabilirvisi in pianta stabile, ma Remigio non era riuscito a riambientarsi e quindi aveva rifatto le valigie per tornare a Eurobin.

Dopo i matrimoni di tutti i figli, Rosa si spense nel 1961, lasciando solo il caro marito che trovò sollievo nell’assistenza e nella cura della figlia Mary, con cui visse i suoi ultimi anni prima di spirare serenamente nel 1978, a Whitfield, lasciando in eredità ai nipoti una vita coraggiosa, intraprendente, determinata e resiliente.  “Vedevo il nonno quando veniva a Melbourne per vendere il tabacco e si fermava da noi – racconta ancora Anna Cavedon –.  Ci portava sempre le noci, e per me era una festa”.