MUSCAT – Il nuovo capitolo del rapporto conflittuale tra gli Stati Uniti e l’Iran si è aperto in un caldo pomeriggio di Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman. I colloqui esplorativi sul nucleare di Teheran si sono tenuti secondo regole dettate dalla repubblica islamica: indirettamente, con le delegazioni in due sale separate, ma anche con un primo contatto diretto tra i due mediatori: le due squadre negoziali – quella americana guidata da Steve Witkoff e quella iraniana dal ministro degli Esteri Abbas Araghchi – hanno prima trasmesso le loro proposte, poi dopo due ore di scambi si sono incrociate faccia a faccia.
In un comunicato finale, l’Iran ha sottolineato che l’atmosfera è stata “positiva e costruttiva”. Le stesse parole sono arrivate anche dalla Casa Bianca che ha annunciato che i colloqui continueranno il prossimo 19 aprile. “Un accordo positivo può essere raggiunto, non sarà facile e richiederà la volontà di entrambe le parti”, il commento della diplomazia di Teheran. Alla vigilia, Trump aveva sintetizzato: “Voglio che l’Iran sia un Paese felice, ma non può avere armi nucleari”.
Teheran ha preferito rimanere sul vago, pubblicando sulla tv di Stato un video con la dichiarazione di Araghchi: “La nostra intenzione è di raggiungere un accordo equo e onorevole da una posizione paritaria. Si spera che ci sia la possibilità di un’intesa iniziale che porti a un percorso di negoziati”.
I colloqui tra Stati Uniti e Iran sono ritenuti cruciali per il futuro della regione da tutte le cancellerie occidentali ma anche dai Paesi arabi. Qualsiasi segnale positivo darebbe un contributo per allentare le tensioni in Medio Oriente. Una fonte del Sultanato ha riferito a Reuters che l’incontro a Muscat ha riguardato “la riduzione delle tensioni regionali, lo scambio di prigionieri e accordi limitati per allentare le sanzioni imposte all’Iran, in cambio del controllo del programma nucleare di Teheran”.
Israele da parte sua ritiene che il nucleare in mano ai pasdaran sia una minaccia alla propria esistenza. Trump sembra aver fissato una scadenza di due mesi per i negoziati: se i due grandi nemici non troveranno un punto di avvicinamento, toccherà proprio a lui decidere se accettare l’esistenza del’Iran come ‘Stato di confine nucleare’, oppure mettere in atto la minaccia di un attacco militare.