La classifica comincia a sgranarsi. E già si guarda al prossimo impegno dei partenopei, sempre a punteggio pieno, in casa della Fiorentina che ha vinto a Udine la terza partita consecutiva in trasferta, ma non ha fatto punti con Roma e Inter. Il bel gioco non basta da solo, ci vuole malizia.

È il difetto mostrato dalle squadre di Inzaghi e Gasperini in una partita ricca di conclusioni, addirittura 40, gol fatti e sbagliati, pali, rigori e reti annullate. La potevano vincere l’una e l’altra nel finale con l’interista Dimarco che calcia sulla traversa il rigore del possibile 3-2 e il Var che annulla il 3-2 della Dea. S’è vista, anzi rivista, una grande Atalanta, quella ammirata nelle ultime due stagioni. E qui Gasperini dovrebbe spiegarci perché la sua squadra parte sempre a rilento, una costante. Non mancano i problemi anche per Inzaghi: innanzi tutto la mancanza di continuità nella stessa gara, e poi le amnesie difensive con Handanovic bucato in 6 partite sulle 7 disputate fino a sabato. Per entrambi i club si approssima un turno delicato di Champions League: domani sera (alle 18,45) l’Inter non può fallire l’appuntamento in casa dello Shakhtar Donetsk dopo l’immeritato ko al Meazza con il Real Madrid; il giorno dopo l’Atalanta (sempre alle 18,45) è attesa al primo successo europeo con lo Young Boys che nella giornata precedente ha battuto il Manchester United.

Per assurdo i problemi maggiori sono della Beneamata, finita a 4 punti dal Napoli, vittorioso senza problemi sul Cagliari. Protagonista assoluto Osimhen, divenuto il beniamino del Maradona. A ruota il camerunense Anguissa, l’equilibratore del centrocampo, irriducibile in interdizione, lucido in impostazione: davvero un acquisto formidabile del ds Giuntoli. Alle spalle dei partenopei, cui Spalletti ha inculcato la mentalità vincente, c’è il giovanissimo Milan di Pioli. Nel mosaico cambiano i tasselli, non i risultati. Il successo sul difficile terreno dello Spezia, al limite della regolarità, vale oro perché ottenuto in una giornata grigia. I rossoneri hanno lasciato a desiderare sul piano del gioco, ma hanno voluto la vittoria e l’hanno ottenuta con una determinazione da grande squadre. Si tratta di quelle affermazioni decisive per arrivare lontano, come amava dire Trapattoni ai suoi detrattori. L’incontro passerà alla storia per il gol di Daniel Maldini, il primo di una carriera in ascesa, lui che sembra in grado di continuare la storia di famiglia inaugurata da nonno Cesare e impreziosita da papà Paolo. Il dna è sempre lo stesso. E mercoledì (alle 21) sarà vietato sbagliare con l’Atletico Madrid per cancellare il passo falso di Liverpool.

Incredibile invece il risultato del derby capitolino dove la Lazio, reduce da prestazioni modeste, ha battuto la Roma, finita al tappeto per la seconda volte negli ultimi tre turni, e sempre con 3 gol al passivo. Al solito i giallorossi sono apparsi teneri a centrocampo e in difesa al punto da subire le furiose ripartenze della Lazio. Immobile ha lasciato i panni da goleador per vestire quelli da “assist-man” tanto da innescare i gol di Pedro e Anderson. È stato il trionfo di Sarri che s’è tolto la soddisfazione di battere Mourinho sul piano tattico puntando sulle qualità tecniche e corsaiole di Luis Alberto, Anderson, Pedro e Immobile: folletti imprendibili per i difensori altrui. E pensare che il suo organico non vale quello dei cugini di città. La sua aquila vola alta sul tecnico portoghese al quale resta solo l’ira per le decisioni arbitrali.

Quanto alla Juventus, che ha fatto fatica per battere la Samp, l ’appuntamento di mercoledì sera con il Chelsea rappresenta un incrocio che va al di là della classifica di Champions. C’è da capire cosa vale questa Juventus: al momento poca cosa.