KIEV – L’inviato speciale Usa, Steve Witkoff, che la scorsa settimana ha incontrato a Mosca Vladimir Putin, in un’intervista a Fox News ha dichiarato che per quel che riguarda la tregua in Ucraina “potremmo essere vicini a qualcosa che potrebbe essere molto, molto importante per il mondo”. “[La chiave dell’accordo complessivo] riguarda i cosiddetti ‘cinque territori’ – ha detto –, ma c’è molto di più: ci sono protocolli di sicurezza. Non c’è la Nato, l’articolo 5 della Nato, insomma; ci sono un sacco di dettagli allegati”.
Alle dichiarazioni plateali e a un certo ottimismo ha però fatto subito seguire anche le sue preoccupazioni: “È una situazione complicata - ha ammesso Witkoff - radicata in alcuni aspetti davvero problematici che stanno accadendo tra i due Paesi”. E ha fatto intendere che “la richiesta” del leader russo Vladimir Putin è di “arrivare a una pace duratura” dopo più di tre anni di conflitto.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha subito replicato a Witkoff da Odessa durante un briefing congiunto con il segretario generale della Nato, Mark Rutte, “Tutti i territori appartengono allo Stato unitario dell’Ucraina. Pertanto, ancora una volta, solo il popolo ucraino può parlare dei territori del nostro Stato. E sapete che per noi queste sono linee rosse: riconoscere qualsiasi territorio temporaneamente occupato come non ucraino, ma russo. Ancora una volta, i rappresentanti discutono di questioni che vanno oltre la loro competenza”.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno rifiutato di sostenere un comunicato di condanna del G7 all’attacco russo a Sumy, citando il desiderio di continuare le trattative con Mosca. È quanto scrive l’agenzia Bloomberg, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rimosso il governatore della regione, Volodymyr Artyukh, il quale in dichiarazioni ai media aveva implicitamente ammesso che il raid ha preso di mira un raduno militare per la consegna di onorificenze, come avevano affermato alcune autorità locali.
Alcune fonti citate da Bloomberg hanno detto che l’amministrazione di Donald Trump non ha voluto aderire alla mozione di condanna di Mosca perché intende “preservare lo spazio per negoziare la pace”. Il Canada, che ha la presidenza del G7, ha quindi detto agli alleati che senza il sostegno americano sarebbe stato impossibile procedere con il comunicato.
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, nella sua visita a Odessa insieme con Zelensky è tornato a condannare l’attacco missilistico della Domenica delle Palme, che ha provocato 35 morti, tra cui due bambini, e circa 120 feriti. “Continueremo ad aiutare l’Ucraina in modo che possa difendersi oggi e scoraggiare future aggressioni, garantendo una pace giusta e duratura”, ha scritto il Segretario generale sui social. “Tutti noi sosteniamo la spinta del presidente Trump verso la pace”, ha dichiarato Rutte da Odessa, sottolineando che si tratta di sforzi “non facili”.
Quanto al siluramento del governatore della regione di Sumy, un funzionario ucraino ha detto all’agenzia Afp che la decisione è legata a una dichiarazione alla testata, Suspilne News, in cui Artyukh affermava che era stato “invitato” alla cerimonia militare di domenica mattina in città ma che non l’aveva organizzata lui. Una conferma involontaria quindi delle affermazioni di alcune fonti ucraine, secondo le quali l’attacco russo era diretto contro il raduno per la consegna di onorificenze ai soldati della 117/a Brigata, organizzato in un centro congressi.
La deputata della Rada, Maryana Bezuhla, e Artem Semenikhin, sindaco di un’altra città della regione, Konotop, hanno protestato contro la decisione di tenere un simile evento nel centro di una grande città, esponendo i civili al rischio di un attacco nemico. Bezuhla ha affermato che il programma prevedeva, dopo la consegna delle medaglie alle 10, uno “spettacolo per bambini” alle 11. E alle 10.15 è cominciato il raid russo.
Quanto all’Europa, il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, ha chiesto la rimozione dall’incarico e un processo davanti a “un tribunale internazionale delle Nazioni Unite” per l’alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Kaja Kallas, accusata di avere mancato di rispetto “alla memoria di coloro che si sono sacrificati per salvare il mondo dal nazismo” per avere invitato i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione a non partecipare il 9 maggio a Mosca alla parata per l’80/o anniversario della vittoria nella Grande guerra patriottica.
“La Russia teme chiaramente coloro che parlano e agiscono con fermezza a sostegno della difesa dell’Ucraina”, ha risposto una portavoce della Ue.