Lunedì Evergrande, indebitata per 420 miliardi di dollari Usa, non è riuscita a far fronte al saldo degli interessi sul debito, 85 milioni, venendo automaticamente dichiarata inadempiente dall’agenzia internazionale di rating.
Nel corso della stessa notte è maturato il default, peraltro largamente anticipato, di Kaisa, dopo il crollo delle sue azioni. Fitch ha notificato che Kaisa risulta inadempiente rispetto al pagamento degli interessi maturati su 400 milioni di obbligazioni.
In ordine di grandezza Kaisa, la ventisettesima società immobiliare cinese, è decisamente di dimensioni inferiori rispetto ad Evergrande, eppure il suo crollo contribuirà non poco ad incrementare il panico che sta già coinvolgendo gli investitori.
Ad Evergrande era stato concesso una dilazione di un mese per riuscire a trovare i fondi necessari a far fronte alle sue scadenze finanziarie, ma venerdì i creditori avevano chiamato in cassa un importo di 260 milioni di dollari, il colpo di grazia.
Ne aveva dato notizia per primo il Financial Times riportando che Evergrande: “ha fallito nell’adempimento dei pagamenti per poi non riuscire a rispondere ad una richiesta di conferma delle proprie obbligazioni”.
Mercoledì il valore delle azioni di Evergrande è crollato ai minimi dal momento in cui la crisi debitoria del colosso immobiliare si era rivelata nelle sue proporzioni reali.
A quel punto la compagnia non ha potuto far altro che dichiarare apertamente la propria situazione finanziaria in tutta la sua drammaticità: “In luce dell’attuale stato di liquidità non esiste alcuna garanzia che il gruppo disporrà di fondi sufficienti per continuare ad adempiere ai propri obblighi finanziari”.
Prendono sempre più corpo i segnali stanti ad indicare che il temuto “contagio” sia già in pieno svolgimento, con il default di Evergrande che si sta estendendo a tutto il settore immobiliare.
Dopo Evergrande e Kaisa, appare come un altro gigante immobiliare sia in crisi.
Domenica scorsa la Sunshine 100 China Holdings Ltd non è riuscita a pagare i 179 milioni di dollari di debiti ed interessi dovuti.
Evergrande era la maggiore compagnia immobiliare cinese avendo cavalcato tempestivamente l’onda del boom edilizio, per poi fallire nel controllo dei costi di gestione, indebitandosi rapidamente per oltre 300 miliardi di dollari.
Il governo cinese aveva assunto una posizione netta riguardo alla sua crisi, comunicando ai vertici della compagnia che dopo anni di salvataggi di imprenditori pubblici e privati quei giorni, assieme alle iniezioni di contante, erano arrivati al capolinea.
Il crollo di Evergrande avra ripecussioni in tutta la Cina, quanto gravi è ancora presto per poterlo dire, senza contare l'effetto domino che potrebbe estendersi ben oltre i confini nazionali.
Il settore immobiliare, stando ad uno studio condotto nel 2016, rappresenta il 28,7% del Pil cinese.