MILANO – La Procura di Milano dovrà riscrivere i capi d’imputazione a carico di Daniela Santanchè e degli altri imputati nel caso Visibilia, dove si contestano false comunicazioni sociali. Anche la società è coinvolta per presunte carenze nel proprio modello organizzativo. 

Alla prima udienza, il Tribunale di Milano ha chiesto ai pubblici ministeri di riformulare le accuse di falso in bilancio, suddividendo le annualità e specificando le responsabilità personali. Inoltre, dovranno chiarire quale sia stato il deficit organizzativo di Visibilia srl al momento della liquidazione. 

La richiesta del collegio della seconda sezione penale si basa su una sentenza della Corte di Cassazione dell’anno scorso: in presenza di capi d’imputazione troppo generici o indeterminati, è opportuno che il giudice solleciti il pubblico ministero a integrare o precisare le accuse, restituendo gli atti alla Procura.  

Questo serve a evitare una futura dichiarazione di nullità e il ritorno del procedimento alla fase di chiusura delle indagini. 

In aula, il presidente Giuseppe Cernuto ha spiegato che il capo di imputazione, pur essendo comprensibile e quindi non lesivo del diritto di difesa, deve essere “più chiaro”.  

Ha sottolineato anche che, anche se più lungo da leggere, il capo d’imputazione va riorganizzato e le accuse devono essere indicate anno per anno e attribuite con precisione a ciascun imputato.  

Il Tribunale ha anche chiesto di produrre i bilanci che si presume siano stati falsificati e di inserirli tra gli atti del dibattimento. La prossima udienza è stata fissata per il 13 maggio.