MILANO - Il termine “bimbominkia”, con cui Selvaggia Lucarelli ha definito Fedez (all’anagrafe Federico Lucia), “è privo di qualsiasi equivalente adeguato”. Lo scrive il giudice Giuseppe Cernuto del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza di non luogo a procedere, emessa il 2 aprile scorso, a favore della giornalista, denunciata per diffamazione dal rapper. 

Secondo il giudice, il termine è insostituibile, non solo perché sintetizza bene “il ritenuto infantilismo manifestato nei comportamenti assunti sul web e nella gestione del podcast con Luis Sal”, ma soprattutto perché richiama direttamente una canzone di grande successo dello stesso Fedez, in cui lui stesso si definisce “bimbominkia per sempre”.

La canzone ha avuto milioni di ascolti, con oltre 900mila visualizzazioni su YouTube, più gli ascolti tramite altre piattaforme, radio, dischi e CD. 

Lucarelli, difesa dall’avvocata Barbara Indovina, aveva usato il termine in una storia sui social, commentando un post di Luis Sal — ex socio e amico di Fedez — dopo una lite tra i due. Nello specifico, aveva elogiato Sal per aver affrontato “frontalmente con un certo coraggio il bimbominkia”. 

Il riferimento alla canzone è “decisivo”, scrive il giudice, perché dimostra che Lucarelli ha usato il termine in modo ironico, senza sconfinare in un’aggressione gratuita. Anche volendo attribuirgli un valore denigratorio, l’uso del termine resta legittimo perché richiama volutamente un’autodefinizione data da Fedez stesso, che la rende “vera”, quanto meno ironicamente. 

In questa cornice simbolica, prosegue Cernuto, il post della giornalista rientra nel diritto di satira, che consente l’uso di metafore caricaturali nei confronti di personaggi pubblici.  

Il termine usato, quindi, risulta “insostituibile e giustificato”, anche perché non ha un significato esclusivamente offensivo nel linguaggio corrente e può essere usato in tono scherzoso, riducendo o annullando la portata offensiva denunciata. 

A conferma di ciò, il giudice cita anche un altro brano di Fedez, Polaroid, tratto dall’album Mr. Brainwash del 2012, in cui il rapper canta: “Se Dio si è fatto Instagram è già un bimbominkia”. 

Il giudice spiega poi perché la vicenda, sebbene legata a un contrasto tra due soci (Fedez e Luis Sal), non possa considerarsi privata, visto che il litigio ha avuto un’enorme risonanza mediatica proprio per la fama di Fedez e per la sua scelta di rendere pubblici, anche a fini promozionali, la situazione. Questo legittima, secondo la sentenza, l’intervento critico e ironico di Lucarelli. 

Infine, Cernuto sottolinea come tutti i protagonisti — Fedez, Lucarelli e Luis Sal — siano “professionisti della comunicazione”, noti e attivi nel costruire pubblicamente i loro personaggi per fini economici. In particolare, Fedez, all’epoca dei fatti, aveva quasi completamente cancellato il confine tra sfera pubblica e privata, sfruttando le vicende personali per aumentare la propria visibilità sui media.