Oltre 100.000 reperti dell’Antico Egitto, la più grande collezione al mondo dedicata a un’unica civiltà, riempiono le 12 gallerie del nuovo Grande Museo Egizio, inaugurato dopo anni d’attesa e interruzioni. Tra questi spicca il tesoro di Tutankhamon, il faraone bambino, finalmente riunito dopo essere stato a lungo diviso tra Il Cairo e Luxor. Al centro, la splendida maschera funeraria d’oro e lapislazzuli, destinata a conferire al giovane re, morto a soli 19 anni, quell’eternità promessa dagli dei e realizzata in forma di memoria. Una bellezza che, ora si sa, non apparteneva al vero Tutankhamon, adolescente di salute cagionevole e con un piede equino.
Il vecchio museo di piazza Tahrir, nel pieno centro del Cairo, resterà ad eterna testimonianza di un modo di fare archeologia e museologia divenuto comunque storia anche se oggi superato. Il nuovo Grand Egyptian Museum, detto Gem, appartiene a un’altra generazione, e come molti musei moderni fa storia a sé. Innanzitutto per essere il più grande museo al mondo dedicato a una sola civiltà, avendo superato per estensione anche il Louvre, con i suoi 500.000 metri quadrati. Poi per il costo, lievitato negli anni fino a un miliardo e 200 milioni di dollari. E anche per il contributo internazionale profuso per la sua realizzazione.
Il Museo si trova a ridosso delle piramidi di Giza, tanto da essere a volte soprannominato ‘la quarta piramide’ dopo quelle di Cheope, Chefren e Micerino, alle quali è ora collegata da un passaggio lungo due chilometri. Tanta la distanza percorsa, via strada, da un’enorme camion per trasferire nel nuovo edificio la ‘barca solare’ di Cheope. Scoperta dagli archeologi nel 1954 nella piana di Giza, era rimasta chiusa in una camera ermeticamente sigillata, conservandosi intatta per 4.600 anni.