La sera del giovedì era dedicata al bingo e una volta al mese si poteva contare su un dinner dance. “L’ultima serata che siamo riusciti a organizzare è stata la cena per San Valentino – racconta Tony La Rocca, presidente del club dal 2018 –. Ho deciso di chiudere una settimana prima delle imposizioni governative, mentre già stavano arrivando le prenotazioni per la festa di San Giuseppe del 19 marzo”.
Presidente e comitato del sodalizio si trovano ora alle prese con un dilemma che accomuna numerosi club comunitari. In molti non vedono l’ora di riprendere le attività sociali, ma allo stesso tempo c’è ancora molta paura.
“Noi abbiamo il dovere di salvaguardare la salute dei nostri soci, perché sono quasi tutti ultrasettantenni. Come facciamo a mettere in pratica il distanziamento sociale mentre giocano a carte? O a disinfettare i servizi igienici ogniqualvolta vengono usati?”, si domanda Tony La Rocca, ribadendo la necessità di essere prudenti.
E anche nell’eventualità di riaprire le porte a un numero limitato di persone, si porrebbe il problema di contenere i costi: “Non possiamo organizzare una cena per un massimo di 60 persone senza andare in perdita”. Finché non ci saranno chiare indicazioni su come club comunitari di piccole e medie dimensioni potranno tornare a essere operativi, le porte resteranno chiuse.