PARIGI (FRANCIA) - Un trattato di pallavolo, di quelli che vanno direttamente nella storia di uno sport in cui l’oro olimpico sembrava maledetto per l’Italia.

Il destino però ha la sua puntualità, ad inventarsi la partita perfetta è stato il professor Julio Velasco, autore di una lectio magistralis nella Arena Sud di Parigi: 3-0 agli Stati Uniti senza nessuna possibilità di appello.

Le azzurre del volley vincono la medaglia d’oro, mai nessuna squadra della pallavolo era riuscita nell’impresa, nemmeno quella generazione di fenomeni forgiata dallo stesso Velasco che ad Atlanta ‘96 si arrese soltanto all’Olanda: ma l’allenatore arrivato da La Plata ha preso le macerie di una squadra sfibrata e sfiduciata, pezzo dopo pezzo è stato in grado di costruire il proprio capolavoro.

Nel palmares gli mancava soltanto la medaglia più preziosa: detto-fatto, a 72 anni è arrivato il sigillo, la firma su trent’anni e oltre di carriera. Il giorno della sua presentazione, appena nove mesi fa, aveva detto: “Bisogna saper giocare anche male. E il nostro mantra dovrà essere qui e ora”.

L’Italia ha pensato palla dopo palla, senza aggrapparsi ai fantasmi del passato: il risultato si è visto sul tabellone, con le 13 campionesse olimpiche a cantare l’inno sul gradino più alto del podio.

Le azzurre sono scese in campo con la voglia di prendere subito il vantaggio necessario per spaventare le statunitensi: il margine di 6-1 iniziale ha indirizzato tutto il set, la squadra di Velasco è arrivata al +8 di vantaggio, nemmeno la rimonta ha ribaltato l’inerzia permettendo a Sylla e compagne di chiudere sul 25-18.

Nel secondo parziale l’Italia ha fatto fatica nella parte iniziale, ma i quattro punti hanno indirizzato anche la seconda frazione. Da sottolineare l’incredibile prestazione di Paola Egonu, a quota 16 punti nel giro di due set: la numero 18 azzurra ha chiuso il punto del 25-20 che ha portato le azzurre sul 2-0.

Skinner e compagne hanno fatto fatica anche nel terzo e ultimo set, dopo il solito punto a punto iniziale è arrivato un break di sei punti che ha spianato la strada per l’oro. Sylla, Orro, Danesi, Egonu, Fahr e Antropova, ma anche Lubian, Cambi, De Gennaro, Bosetti, Omoruyi, Spirito e Giovannini.

E soprattutto lui, Julio Velasco, in grado di donare a un paese intero l’ennesimo capolavoro. “Come sto? Benissimo, dopo una vittoria di queste non può essere altrimenti, ora magari comincerà a scendere l’adrenalina ma si continuerà a festeggiare - ha dichiarato al termine del match -, un po’ ancora non ci credo. Non ho mai avuto l’ossessione dell’oro olimpico, per me la medaglia dell’Olimpiade non vale di più di quella del Mondiale, chi vince il Mondiale è la squadra migliore del mondo in quel momento, la stessa cosa vale per l’Olimpiade”.

Sorriso anche per Paola Egonu, autrice di 22 punti: “Cosa vuol dire l’abbraccio finale? Squadra. È stato un anno stupendo, ci siamo divise le responsabilità di squadra, ci siamo dette di aggredire le nostre avversarie sin dal primo momento. Se ci siamo rese conto di quello che abbiamo fatto? Ancora no ma sono contentissima”.

Sugli spalti, a festeggiare il dodicesimo oro che chiude la spedizione azzurra in terra francese, c’erano anche il presidente del Coni Giovanni Malagò e il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi.

Sul podio le lacrime di un gruppo di ragazze in grado di mettere da parte i problemi personali che per anni hanno imballato testa e gambe, ma il sorriso più grande è quello di Julio Velasco, incontenibile subito dopo la premiazione, quasi sollevato dopo essere riuscito a chiudere il cerchio.

Poco prima della premiazione negli altoparlanti dell’arena parigina c’era “notti magiche”: erano appena le 14.30, ma poco importa l’orario e che fosse primo pomeriggio. Da oggi nel museo del Louvre c’è spazio per un altro piccolo capolavoro d’arte contemporanea.