ORISTANO - È un investimento che può garantire in pochi mesi un guadagno del 2000% della somma originaria. 
È un business articolato e complesso per le piccole bande di criminali del territorio quello della marijuana, un business tutto sommato sicuro, nonostante i ritrovamenti settimanali di piantagioni da parte di carabinieri e polizia. L’ultima a essere scoperta è una piantagione di 5.000 piante a San Nicolò Arcidano, i suoi filari erano inseriti in un appezzamento più esteso coltivato a mais. Dalla strada era impossibile scorgere le piante, ma non dal cielo. E così i carabinieri, che ormai quasi tutti i giorni fanno levare i loro elicotteri alla ricerca di piante, hanno trovato la piantagione: ci sono voluti due giorni di lavoro dei Cacciatori di Sardegna e degli uomini della Compagnia oristanese per sradicare le piante e portarle via, prima delle loro distruzione. Due milioni di euro in fumo, per la rabbia di molte persone. Ambienti investigativi confermano che queste piantagioni sono la base di sodalizi criminali che hanno al vertice i finanziatori, ai livelli intermedi coloro che smistano la merce e ai livelli più bassi chi la essicca e infine chi la coltiva. 
Con 50.000 euro si può mettere in piedi una coltivazione da migliaia di piante, che per andare avanti hanno bisogno solo di aria, sole, un adeguato impianto di irrigazione e i normali “controlli” di sicurezza per evitare visite sgradite. Per queste ultime basta una manovalanza di basso profilo, o addirittura sistemi di controllo a distanza, come telecamere via cellulare, certo non costosi. Estirpare le piantagioni è forse la parte più spettacolare dell’intervento, ma non certo l’unica. Come testimoniano gli arresti e i blitz degli ultimi 12 mesi, dietro alle piantagioni è strutturato un sistema criminale per nulla diverso da quello che gestisce il traffico di cocaina o eroina. Sono diversi i volumi di merce, non le dinamiche, gli strumenti per controllare il mercato e il territorio, le intimidazioni e i personaggi che ruotano intorno al business. 
Nell’ultimo anno sono oltre cento le persone in provincia coinvolte a vario titolo nei traffici. Ne è un esempio l’operazione Grighine, che nei mesi scorsi ha permesso ai militari di sgominare una banda di 16 persone, tra cui un loro collega di Siamanna in servizio a Tonara, che aveva messo in piedi un business milionario: quintali di droga coltivati al centro nord dell’isola, essiccati in piccoli impianti distribuiti nel territorio e non facilmente riconoscibili e venduti poi, con un sistema di trasporto collaudato in dosi adeguate anche a non rischiare condanne oltremodo pesanti, soprattutto nel sud dell’isola.