MILANO - Elaborato ormai annualmente dal Sole 24 Ore, l’indice di criminalità in Italia offre uno spaccato, al di là di quella che è la percezione sul tema della sicurezza nell’opinione pubblica, di quelli che sono realmente le tipologie di reato più comuni e la loro incidenza sui territori. Lo studio si basa sulle denunce effettuate nell’anno 2018, incrociando i dati del ministero dell’Interno, quindi in realtà non si tratta dei reati effettivamente compiuti, ma delle denunce effettuate. E non è un particolare, perché non è detto che in tutte le zone d’Italia ci sia una propensione alla denuncia dello stesso tipo ed è noto allo stesso modo che ci siano dei reati per i quali denunciare è molto più complesso, come per esempio le violenze sessuali, o viene considerata come un’opzione non sempre preferibile, come nel caso del pizzo o delle estorsioni.
Partendo da queste premesse, si può comunque evidenziare che il numero di reati denunciati in Italia sia in calo anche quest’anno del 2,4%, un trend che continua dal 2013. Ma tra i 6.500 reati denunciati in media ogni giorno, non tutte le tipologie risultano in flessione. Mentre infatti da una parte, rispetto al 2017 si registra la flessione di omicidi (-10%), furti (-6%), rapine (-7%) e associazioni per delinquere (-15%) e ancora più in calo sono  le denunce per usura (-38%) e gli incendi (-53,9%), al contrario negli ultimi dieci anni, e confermata anche nel 2018, è l’impennata delle truffe e frodi informatiche. In aumento,  e quindi in controtendenza con la flessione generale, sono anche gli illeciti connessi allo spaccio di stupefacenti (+2,8%), che emergono con 76 denunce ogni 24 ore, e le estorsioni (+17%) che tornano ad aumentare, invertendo la rotta degli ultimi anni, con 27 episodi al giorno. “Un dato - segnalano gli analisti del quotidiano - che si espone a una doppia lettura: più denunce, infatti, significa più vittime che hanno fatto appello alla giustizia, abbattendo il muro dell’omertà che spesso circonda questi crimini”.
Analizzato nel dettaglio, il rapporto del Sole 24 Ore prende in considerazione 18 tipi di reati nelle 106 province italiane e si scopre così che sul podio dei capoluoghi con più reati c’è, al primo posto, quella che è considerata la capitale morale d’Italia, Milano, con 7.017 denunce ogni 100mila abitanti. Subito dietro ci sono Rimini, seconda e Firenze, terza, rispettivamente con 6.430 e 6.252 illeciti rilevati. Ma mentre su base annua per il capoluogo lombardo il trend è in calo del 5,2% sul 2017, a Firenze spetta il record negativo del territorio che ha registrato il più elevato incremento annuo di delitti, pari a 9,5%, decisamente in controtendenza con il trend nazionale.
Tra i capoluoghi che risultano invece meno esposti alla criminalità c’è Oristano, ultima con 1.493 denunce ogni 100mila abitanti, Pordenone (2.126) e Benevento (2.138). Province in cui il numero dei reati denunciati non solo è basso, ma continua a scendere: se Pordenone e provincia, infatti, hanno messo a segno un calo del 2,8%, in linea con la media nazionale, a Oristano e Benevento si è andati oltre con un -8,2% e un -10,9 per cento. Per quanto riguarda la classifica generale, oltre a Milano, Rimini e Firenze si posizionano tra le prime dieci province per numero di reati Bologna, Torino, Roma, Prato, Livorno, Imperia e Genova.
Allargando invece lo sguardo alle diverse tipologie risulta spostata al Sud l’incidenza degli omicidi volontari, con Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria tra le più colpite. Napoli, ancora Milano e Rimini per gli scippi, Asti, Ravenna e Firenze per i furti in abitazione, Barletta, Bari e Catania per i furti d’auto, Napoli, Milano e Caserta per le rapine, Foggia, Novara e Milano per le estorsioni, Reggio Calabria, Crotone e Napoli per l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Risulta invece Trieste la città più colpita sia dalle truffe informatiche sia dalle violenze sessuali. È invece Ascoli Piceno la città meno afflitta dalla violenza contro le donne.