“Sono venuto in Australia perché ero un animo indipendente e lavorare per mio padre non mi piaceva. Era commerciante di formaggi ma io ero un tipo ribelle!”, ha subito precisato Biagio Patti, proprietario di Patti Shoes, originario di Vizzini ed emigrato il 15 dicembre 1959.
Alla tenera età di dieci anni, Biagio aveva imparato il mestiere del calzolaio, lavorando per sette anni presso un laboratorio siciliano:
“Facevo mezza giornata a scuola e l’altra metà a lavoro fino alle 8 di sera. Il dopoguerra era un periodo tosto e non mi pagavano per fare questo lavoro, anzi ero io che dovevo ripagare il mio maestro che mi insegnava il mestiere. Una vita difficile ma anche buona per noi giovani che, lavorando, evitavamo di stare per strada”, ha raccontato Biagio al giornale.
All’età di 20 anni si è poi imbarcato per raggiungere il fratello, in Australia da tre anni, e nel giro di poco tempo è riuscito a mettere su la sua prima attività: “Ho aperto il primo negozietto di scarpe al 913 di High Street a Thornbury. Facevo solo riparazioni all’epoca ma conoscevo bene l’arte della calzatura”.
Il suo primissimo lavoro fu in una conceria, poi in una fabbrica di scarpe a Preston, per poi mettersi in proprio prima a Thornbury e poi a Lalor, dove aprì il suo negozio 47 anni fa e dove tutt’oggi lavora:
“Ho sempre avuto in mente di aprire una fabbrica e poco alla volta ho ingrandito l’attività”. Un percorso non semplicissimo, a detta di Biagio, soprattutto perché l’inglese lo masticava poco, avendo preso solo la licenza elementare in Italia: “[Ma con la buona volontà e tanto lavoro] ce l’abbiamo fatta!”.
All’epoca, i quartieri di Northcote e Thornbury erano zone popolate principalmente da italiani, il 90% dei clienti volevano la lavorazione alle scarpe a cui erano abituati in Italia e questo fattore costituì una bella fortuna per Biagio Patti che, dopo un anno, iniziò a fabbricare scarpe.
Ma nel 1972, insieme alla moglie, decise di lasciare l’Australia per tornare in Italia a tempo indeterminato: “Mia moglie è pugliese e io mi ero innamorato di Foggia, tanto da volerci vivere. Ci siamo trasferiti per due anni, avevo aperto un negozio, ma quando la malavita ha bussato alla mia porta ho fatto subito i bagagli”, ha confessato Biagio.
Uno scatto recente di Biagio, ancora oggi appassionato del mestiere che ha tramandato al figlio
Due anni più tardi tornarono a Melbourne, ma Biagio decise di mantenere i contatti con l’Italia per importare scarpe, e da allora non si è più fermato.
All’inizio visitava principalmente la zona del Varesotto, poi anche le Marche, ma soprattutto Napoli, di cui Biagio ha uno splendido ricordo:
“Ho conosciuto tanti artigiani con cui conservo ancora oggi splendidi rapporti sia di amicizia che lavorativi. Andavo a Napoli circa tre volte l’anno nel periodo in cui avevo due negozi, a Moonee Ponds e a Lalor”.
Quando poi, negli anni ‘70, moltissimi italiani che abitavano a Northcote e Thornbury hanno iniziato a comprare case a Thomastown e Lalor, anche Patti Shoes si è trasferito: “Gli italiani volevano case nuove; nel quartiere di Thornbury erano tutte case vecchie e di legno. Così, i miei negozi hanno cominciato a fruttare bene”.
Gli affari andavano bene e così dodici anni fa Biagio ha aperto la sua fabbrica a Tullamarine dove fino a novembre dello scorso anno ha lavorato con il figlio, mentre la figlia e la moglie lavorano nel negozio a Lalor, e anche i nipoti sono impiegati nell’azienda di famiglia: “È da tre generazioni che mandiamo avanti l’azienda e spero continui ancora per molto tempo”.
Durante la pandemia da Covid-19, Biagio ha dovuto chiudere negozio e fabbrica, perdendo l’85% circa dei guadagni e anche le importazioni sono state ovviamente sospese e la merce importata da Biagio è stata bloccata al porto per più di sei mesi perché provenienti dal Nord Italia, dove la pandemia era molto estesa e si contavano migliaia di casi.
Finalmente, a inizio novembre la Patti Shoes ha potuto riaprire per un breve periodo, prima di affrontare uno dei momenti più tragici dalla sua inaugurazione: la mattina dell’11 novembre un incendio ha completamente distrutto la fabbrica, facendo collassare al suolo l’azienda di famiglia.
Per circa due ore, più di 60 pompieri hanno cercato di domare le fiamme e, anche se fortunatamente nessuno è rimasto ferito fisicamente, l’evento ha causato un enorme dolore, oltre all’immensa paura:
“Tutto è andato perduto, tutti i miei attrezzi di una vita, la fabbrica, tutto. È stato un anno davvero terribile il 2020 ma grazie a Dio ci siamo salvati e siamo ancora vivi”.
È a causa di un corto circuito che la fabbrica è andata rapidamente in fiamme: “Nel giro di dieci secondi è diventato tutto rosso, il fumo e le fiamme erano ovunque e la paura è stata davvero tanta che ancora oggi è difficile dimenticare”.
La fabbrica è stata abbattuta ma l’assicurazione non ha ancora rimborsato le spese, quindi il futuro di Patti Shoes è ancora nel limbo.
Per ora Biagio e il figlio lavorano nel garage di casa a Bundoora per fare semplici riparazioni dei clienti del negozio di Lalor ma attendono che l’assicurazione contribuisca alla ricostruzione della fabbrica per continuare a lavorare, soprattutto per i figli e i nipoti e le prossime generazioni di Patti.