PARIGI (FRANCIA) - Da Parigi a Parigi, ma sempre con una medaglia al collo. Nel 2010 un giovane Luigi Samele conquistava l’argento mondiale col quartetto azzurro di sciabola e lo faceva sulla pedana del Grand Palais.

Quattordici anni dopo eccolo ancora lì, più forte degli infortuni e delle vicissitudini, a conquistarsi un bronzo olimpico che si aggiunge alle due medaglie - entrambe d’argento, individuale e a squadre - prese a Tokyo.

“Non so se si è chiuso il cerchio ma c’e un senso in tutto questo - le parole del 37enne foggiano delle Fiamme Gialle - Lì non avevo preso la medaglia individuale ed ero molto dispiaciuto, dovevo tornare qui e prendermela”.

Missione compiuta. Battuto all’esordio il canadese Gordon e vinto poi un tiratissimo derby con Luca Curatoli (15-12, fuori invece subito il fresco campione europeo Michele Gallo), Samele era riuscito a guadagnarsi la semifinale dopo un’altra battaglia con l’egiziano Amer ma a due passi dal sogno aveva sbattuto contro il gigante coreano Sanguk Oh (5-15) dopo una partenza convincente.

Ma davanti a Ziad Elsissy, bronzo iridato a Milano, non trema: 15-12 e quarta medaglia olimpica della carriera considerando anche il terzo posto al fianco del suo mito Aldo Montano a Londra 2012.

“Mi sono sempre difeso bene alle Olimpiadi, ci sono momenti difficili, stagioni che vanno bene o meno bene, ma lottiamo per questo. Sognavo la medaglia, con tutto il mio cuore. Non è arrivata quella più bella, più prestigiosa ma ce ne sono 37 che oggi non hanno preso niente che si avvicini a un metallo. Non è questo il momento per pensare ai “se” o ai “come sarebbe stato. Io mi sono gasato come quando avevo 18 anni, il dispiacere è che non sia sempre così”.

Non ci sono rimpianti nelle parole di Samele, che dopo Tokyo aveva anche pensato di smettere. “Anche negli ultimi due mesi non ho vissuto un periodo facilissimo, temevo di non riuscire ad arrivare qui, per una questione di focus mentale. Molte persone mi hanno aiutato e mi sono fatto un bel regalo, è un bel modo per essere felici. Ho vinto un’altra medaglia olimpica, non ci avrei mai pensato. Vuol dire che non bisogna mai smettere di sognare”.

E la dedica è per sé e per “tutti quelli che mi hanno aiutato. Una dedica speciale la faccio anche al mio gruppo sportivo della Guardia di Finanza che mi ha supportato. Da quando ho 18 anni non mi ha mai voltato le spalle, mi ha spinto a fare il meglio”.

E poi, nella bolgia del Grand Palais, c’era anche un tifoso speciale: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Mi sembra di essere a un parco giochi. C’era un boato incredibile e noi non ci siamo abituati, ho cercato di fare la mia gara, poi prima delle semifinali è venuto Mattarella a salutarmi. Sono diventato bordeaux, poi ho pensato che era venuto per me, che dovevo fare qualcosa di importante e l’ho fatto. Alla fine l’ho abbracciato, ho abbracciato Malagò, li ho visti genuinamente felici per me, per la medaglia data all’Italia. È pazzesco”.

Fatica a trattenere l’emozione anche il ct Nicola Zanotti. “L’ha proprio voluta, ha gestito fino all’ultima goccia di sudore e non solo oggi ma durante tutta la preparazione. Non è stato facile, ha affrontato tanti momenti di difficoltà, li ha condivisi col suo staff, complimenti a lui perchè ha trovato le energie. Ha qualità fuori dal comune”.

E non è ancora finita: mercoledì c’è la gara a squadre, primo ostacolo l’Ungheria.