PARIGI (FRANCIA) - Dal sogno all’incubo. Gianmarco Tamberi sognava un nuovo oro olimpico, dopo quello condiviso a Tokyo con l’amico Mutaz Barshim e dopo lo strepitoso successo agli Europei di Roma.

Per lui, però, le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono subito trasformate in un incubo. Gimbo le aveva iniziate da portabandiera, ma proprio nella cerimonia d’apertura dei Giochi aveva smarrito la fede nuziale.

Un evento di poco conto, rispetto all’inseguimento del successo alle Olimpiadi, ma a pochi giorni dalla gara ecco un nuovo ostacolo.

Dei calcoli renali avevano trasformato l’avvicinamento di Tamberi, già complicato da un problema fisico, in una corsa contro il tempo. Gimbo aveva detto no al ricovero in ospedale e alla terapia antibiotica, disputando una qualificazione al cardiopalma: tre errori a 2.24m e il passaggio del turno da sesto classificato. Nonostante un risultato deludente e una condizione precaria, il capitano azzurro era apparso positivo in mixed zone: c’erano diversi giorni per recuperare e tornare a una buona condizione fisica.

Proprio nella giornata di sabato, quella dell’atto conclusivo per le medaglie, ecco però iniziare un nuovo incubo. Una nuova colica e dei nuovi calcoli, alle cinque del mattino, avevano riaperto le porte all’ospite indesiderato, pronto a distruggere il sogno olimpico di Tamberi.

Per due volte Gianmarco aveva vomitato sangue, poi il passaggio in ospedale per degli accertamenti e il via libera a gareggiare.

È dunque iniziata una finale da dimenticare: due errori alla misura di 2.22m, tre a 2.27, l’eliminazione e l’undicesimo posto.

Tamberi è rimasto (sconsolato) ad assistere alla gara del compagno Stefano Sottile, arrivato quarto dietro a Barshim con 2.34, poi si è recato in mixed zone per commentare la gara.

“Avevo sognato per così tante volte e così tante notti questa giornata. Avevo analizzato ogni possibile scenario e risvolto, non questo. Quando mi sono svegliato alle 5.30 ero distrutto dal dolore, che è svanito solo dopo dieci ore, ed ero convinto fosse un incubo. Non poteva essere vero. Non so cosa dire, sono distrutto e devastato da quello che è stata tutta questa settimana. Oggi ho provato moltissimo dolore e ho anche vomitato sangue, mi hanno detto per l’assunzione di tanti antidolorifici in questa settimana. Il dolore che faceva più male, però, era quello dentro la mia testa, perché stava sfumando una gara per cui avevo sacrificato così tanto. Dal momento in cui mi hanno dato il via libera per gareggiare - prosegue Gimbo -, ho avuto una grande botta d’adrenalina per la speranza di poterci provare e ho provato a dimenticare tutto, ma non sono riuscito ad ottenere un risultato positivo. Ci ho provato fino alla fine, ho tanto da recriminare potenziale, ma non lo farò. Non so dire se questa sarà la mia ultima Olimpiade, non riesco a pensarci in questo momento”.

Queste le parole di un Tamberi visibilmente commosso e deluso nel post-gara, dopo che il suo sogno è andato in frantumi.