Esce oggi il romanzo d’esordio di Moreno Giovannoni, “The Fireflies of Autumn”. Il libro verrà presentato ufficialmente mercoledì presso il Co.As.It. dallo scrittore e artista Antoni Jach e da Dan Cass, in rappresentanza del premio letterario Deborah Cass Prize, vinto proprio da Giovannoni nel 2016 per il racconto “Buona Fortuna!”, uno dei brani poi confluiti nel libro.
In serbo per i lettori ci sono le storie di San Ginese, il paese natale dell’autore, in provincia di Lucca, legate a doppio filo con le storie e le emozioni degli emigranti che, nei secoli, sono partiti da questo borgo toscano alla volta di Stati Uniti, Canada, Argentina e Australia.
“Già da piccolo volevo scrivere racconti, raccontare le cose – dice Giovannoni, traduttore di lunga data, in un’intervista al nostro giornale -. All’età di 12 anni convinsi mio padre a comprarmi una macchina da scrivere. Eravamo a Melbourne per la vendita del tabacco, che mio padre coltivava a Buffalo River, nel nord del Victoria, e poi vendeva al mercato di Footscray. Un giorno mi portò in città e mi comprò questa piccola macchina da scrivere. Io ci davo sotto, anche la sera quando tutti erano a letto; mi divertivo. Ma con il passare del tempo mi sono sposato, sono nati i figli, c’era il mutuo da pagare. Sembrava troppo difficile guadagnarci da vivere...”
La scrittura viene quindi accantonata fino a quando, circa 10 anni fa, con i figli cresciuti e il mutuo estinto, arriva il momento giusto di provarci di nuovo. Giovannoni si iscrive a un Master di scrittura creativa all’università e inizia a frequentare festival e gruppi di scrittura. Impara gli aspetti più tecnici dello scrivere ma anche l’importanza dell’aiuto che può arrivare dalle altre persone.
Il romanzo che viene pubblicato oggi da Black Inc alterna momenti comici a passaggi commoventi, nei quali chiunque abbia vissuto l’esperienza dell’emigrazione non potrà fare a meno di ritrovarsi. Il sentimento di nostalgia e di non sentirsi più a casa né in un Paese né nell’altro (che molti studiosi hanno definito una ‘doppia assenza’) accompagna la narrazione dall’epigrafe (“I migranti non arrivano mai a destinazione”) fino all’ultima pagina, ma senza mai scadere nell’autocommiserazione.
Giovannoni racconta: “Sono cresciuto in una famiglia italiana. Mia mamma ha per tanti anni sofferto di nostalgia. Io da piccolo me ne accorgevo; si parlava sempre dell’Italia, dei nonni, dei cugini, degli zii... Alla fine si è rassegnata, ma solo dopo decenni. Mio padre, negli ultimi anni di vita, ha iniziato a dubitare, a chiedere a me e a mio fratello se avesse fatto bene a venire in Australia. Mi ha fatto riflettere: ‘Accidenti, sono venuti qua, hanno lavorato, hanno allevato la famiglia, ma alla fine sono stati bene o sono stati male?’”.
Quelle che traspaiono dalle pagine di “The Fireflies of Autumn” (un titolo curioso in cui le ‘lucciole autunnali’, senza svelare nulla, rimandano a un episodio di guerra vissuto dagli abitanti di San Ginese) sono emozioni che gli emigranti spesso tengono imbottigliate dentro di loro, senza ammettere che, nonostante la vita felice trascorsa in Australia, un po’ di sofferenza c’è stata. “Negli anni ’50 - racconta Giovannoni arrivato in Australia all’età di 2 anni nel 1958 - [gli italiani] non scappavano dalla guerra; volevano migliorarsi, cercavano un tenore di vita migliore. Capire se si ha avuto successo diventa quindi molto importante”.
Lo scrittore ha sperimentato la migrazione sulla propria pelle. Non solo attraverso la sua famiglia, ma anche in prima persona. Insieme ai genitori e al fratello minore, infatti, per ben due volte è tornato a vivere a San Ginese. La prima volta in terza media, la seconda dopo il liceo, per più di due anni, durante i quali ha studiato all’università di Pisa.
“Feci presto ad ambientarmi – ricorda - mi sembrava quasi di essere tornato dove la gente mi conosceva. In Italia fai parte di una comunità, qui sei sempre di fuori, anche se l’inglese è la tua prima lingua, anche se sei cresciuto qui”. “Quando siamo tornati in Australia mi è dispiaciuto, era tutta un’altra vita in Italia. Qui eravamo in campagna, c’era poco contatto tra la gente. In Italia, c’erano gli amici, si saltava sulle Vespe e si andava a Lucca. Si stava nella piazza delle Catene, seduti a vedere la gente, le ragazze...”.
Moreno Giovannoni. (Foto: David Patston)
Nel romanzo, Giovannoni racconta le storie che gli stono state tramandate dai genitori. Storie contenute nelle lettere che regolarmente arrivavano dall’Italia, per le quali sua mamma, ogni giorno, lo mandava a controllare la cassetta della posta. Un’abitudine che – confessa – gli è rimasta tutt’oggi.
Dal punto di vista linguistico, le pagine sono cosparse di parole ed espressioni regionali. Una scelta intenzionale per cercare di conservare queste frasi e modi di dire. Anche la decisione di scrivere in un inglese non troppo elegante è voluta, per ricordare che, in fin dei conti, si tratta di racconti pensati in italiano e affidati a un traduttore. Tra le pagine compaiono inoltre diversi elementi visivi, come la mappa di San Ginese e delle frazioni circostanti all’inizio del libro e diverse foto di famiglia.
Nonostante il lungo lavoro di ricerca che ha preceduto “The Fireflies of Autumn”, non c’è la volontà di cercare l’esattezza storica. Gli elementi storici presenti nel libro, come il periodo del fascismo e della Seconda guerra mondiale, vengono visti con gli occhi della gente comune. I grandi avvenimenti sono il muro di una cantina rotto da un carro armato americano, piuttosto che quelli ricordati nei libri scolastici.
I personaggi (Bucchione, Succhio, Vitale, Tommaso l’assassino...) sono basati sugli avi dell’autore o sugli abitanti di San Ginese che aveva conosciuto e che ora non ci sono più. “Quando sono tornato dopo 20 anni, nel 1997, con mia moglie e i miei figli, mi sono reso conto che tutti quelli che conoscevo erano morti. Ora vado al cimitero a salutarli”.
Nel racconto, torna più volte l’atmosfera conviviale del paese, dove si condivide tutto, dalle gioie alle sfortune. “Ho visto la fine della società agricola tra gli anni ’60 e ’70. Mio nonno aveva ancora la stalla con le vacche – ricorda Giovannoni -; c’era sempre il mucchio del ‘pattume’, quanto puzzava questa piccola frazione! Le serate d’estate nel cortile, la gente a chiacchierare, questo modo di vivere che in Australia non ho mai conosciuto. Lì c’era sempre la compagnia”.
Oggi a San Ginese, come in molti altri piccoli paesi, per le strade non è rimasto quasi più nessuno. Ma, alla fine del libro, vediamo il ciclo della vita (e della migrazione) che continua: una famiglia albanese che costruisce casa nuova, un bambino marocchino in bicicletta.
“Piano piano il paese rinasce; loro saranno i nuovi sanginesini, i nuovi italiani”.
“The Fireflies of Autumn” di Moreno Giovannoni sarà presentato mercoledì 4 luglio alle ore 6.30 pm al Co.As.It. (199 Faraday Street, Carlton). È possibile accedere al sito per le prenotazioni oppure inviare un’email.