GENOVA - Una quarantina di persone, tra cui magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e funzionari di varie prefetture, sono indagati nell’ambito di un nuovo filone dell’inchiesta della Procura di Genova sulla Tirrenia-Compagnia italiana di navigazione, che ha portato al sequestro di tre traghetti. 

La Procura ipotizza il reato di corruzione: i funzionari avrebbero viaggiato a bordo delle navi della compagnia gratis con carte “gold” fornite dalla società. 

All’inchiesta si è arrivati indagando una frode in pubbliche forniture, fascicolo che ha portato al sequestro di 64 milioni di euro alla compagnia e che vede coinvolte tredici persone.  

Durante i loro approfondimenti sul caso, gli investigatori della Guardia di Fiinanza, coordinati dal pm Walter Cotugno, sono arrivati in possesso di una lista di nomi di persone che hanno viaggiato senza pagare in varie tratte per la Sardegna e la Sicilia.  

Per i funzionari pubblici e i magistrati è scattata subito la contestazione di corruzione, anche se al momento non ci sarebbero stati accertamenti sugli eventuali favori che la compagnia avrebbe ricevuto da loro. Da Genova sono stati trasmessi gli atti, per competenza, a Torino, per almeno due magistrati liguri. 

Intanto, da mercoledì partiranno i primi interrogatori sull’inchiesta ,che vede coinvolti ammiragli e funzionari di varie capitanerie di porto e dirigenti della Tirrenia-Cin. Per loro il pm ha chiesto due arresti domiciliari e undici interdittive. Le accuse, a vario titolo, sono di frode, falso e corruzione.  

Con la nuova legge Nordio, il giudice prima di emettere le misure cautelari deve interrogare gli indagati. Ai militari delle Capitanerie vengono contestati 87 biglietti gratuiti o scontati, per un valore di circa 20 mila euro. 

Per questo filone sono indagati alti gradi della Marina, come Gianfranco Annunziata, contrammiraglio ed ex capo ufficio addetto alla politica militare nel gabinetto del ministro della Difesa, l’ammiraglio Pier Federico Bisconti, ora in pensione ma fino a poco tempo fa vicesegretario generale della Difesa ed ex vicedirettore nazionale degli armamenti e l’ammiraglio Filippo Giovanni Maria Marini, attuale comandante della Capitaneria di porto di Venezia.  

Ma nella lista ci sono anche gli ufficiali Enrico Lisiola e Fabio Vuolo, Edoardo Volo, Aldo Tragiani, Emanuele Bonafede, Pier Federico Landi e Beatrice Lavorenti. Risulta tra gli indagati anche Achille Onorato, ad della Moby e figlio dell’armatore Vincenzo Onorato, che invece non sembra coinvolto nell’indagine.