ROMA - Aumentano le minacce ai giornalisti in Italia: nei primi sei mesi del 2025 sono stati 361 i cronisti vittime di intimidazioni, contro i 203 dello stesso periodo dell’anno precedente: un incremento del 78%.
Lo rileva l’osservatorio Ossigeno per l’informazione, che ha presentato i dati in occasione della Giornata mondiale dell’Onu per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, che si celebrerà il 2 novembre alla Casa del Jazz di Roma.
Il rapporto mostra come siano cresciuti anche gli episodi classificati come deliberate violazioni della libertà di informazione, ovvero atti che mirano a ostacolare o impedire consapevolmente il lavoro di un giornalista, passati da 73 a 107 (+46%), e le minacce provenienti da esponenti pubblici, aumentate del 10%.
Più della metà di queste ultime arriva da rappresentanti delle istituzioni locali, che in un terzo dei casi utilizzano querele pretestuose o intimidazioni attraverso i social network, mentre gli insulti online registrano un aumento del 17%.
In crescita anche gli episodi di aggressione fisica, in particolare ai danni dei cronisti locali impegnati a documentare fenomeni di degrado, abusivismo e criminalità. Le cause civili temerarie - le cosiddette Slapp, azioni legali usate in modo strumentale e minatorio - restano la seconda forma più diffusa di pressione dopo gli avvertimenti diretti.
Le regioni più colpite restano Lombardia, Lazio e Sicilia, mentre l’Abruzzo, pur rappresentando solo il 3% delle vittime totali, peggiora sensibilmente nella classifica nazionale per “pressione intimidatoria”, che tiene conto del rapporto tra giornalisti minacciati e numero complessivo di operatori dell’informazione.
Un dato particolarmente preoccupante riguarda la scelta di non denunciare: l’81% dei giornalisti che subiscono minacce preferisce non rivolgersi alla giustizia, contro il 50% del 2024.