E se gli antichi latini avessero ragione? Forse esiste davvero il genius loci, lo spirito protettore di ogni luogo, che ne determina l’atmosfera e le caratteristiche principali. Se così fosse, quello del Círculo Trentino di Buenos Aires rispecchia perfettamente l’anima di quella terra: efficiente senza ostentazioni, ospitale senza fronzoli, solidale come da sempre si fa in montagna.
Nella sede, in una strada tranquilla del quartiere Caballito, tra casette basse che rappresentano il sogno dei porteños che non sopportano più la vita in condominio, ci accoglie Giuliana Amistadi, la 28enne vicesegretaria del Círculo. Un cognome che suona spagnolo, ma che in realtà è tipico del paesino d’origine di suo nonno, Roncone (Trento). “Un centro di appena 1500 abitanti, dove ho vissuto con i miei genitori dai 7 ai 12 anni e dove più della metà dei miei compagni di classe aveva il mio stesso cognome – ricorda divertita –. L’unica parola in italiano che conoscevo era “allora”. Per fortuna avevo una maestra per il rafforzamento linguistico e in pochi mesi ho imparato l’italiano. I miei genitori, invece, hanno faticato di più”.
Erano gli anni successivi alla crisi del 2001. I genitori, entrambi ingegneri, avevano un’impresa di costruzioni a Buenos Aires, ma non c’era lavoro. Così decisero di trasferirsi in Italia, nella regione d’origine della famiglia. I nonni, che erano nati là, scelsero invece di restare in Argentina, quasi risentiti contro la scelta del figlio di rientrare in Italia. Ma si sa: migrare è un’esperienza potente, mai gratuita, anche quando le cose vanno bene. Mai esente da ambivalenze, contraddizioni, negoziazioni sulla propria identità.
“Nonno Mario e nonna Giustina si sono conosciuti grazie a una foto di lei, scattata a un matrimonio” dice Giuliana. Lui viveva ancora in Italia, ma si innamorò perdutamente di quella ragazza e disse che l’avrebbe sposata. Si trasferì in Argentina (dove già era emigrato il fratello), trovò lavoro e la chiese in moglie. “Fu un matrimonio molto chiacchierato – dice Giuliana –. Lei aveva 10 anni di più, un piccolo scandalo per l’epoca. Ma sono stati uniti e innamorati fino all’ultimo giorno”.
Mario è stato anche presidente del Círculo, fondato nel 1932 da 11 immigrati trentini. “Io ci venivo sempre, da piccola, per me è un prolungamento della mia famiglia, della mia casa – afferma Giuliana –. Per questo ci tengo tantissimo a mantenerlo vivo e attivo, anche perché è sempre stato un punto di riferimento nella vita del quartiere”.
Al Círculo Trentino funzionano due cori che fanno canzoni alpine, italiane e argentine, corsi di yoga, taekwondo, capoeira brasiliana, zumba. E naturalmente gli eventi gastronomici. “Il nonno era un bravo cuoco – afferma Giuliana –. La sua specialità era la polenta con crauti, coniglio o pajaritos (uccellini), che lui pronunciava ‘pacaritos’, perché non sapeva fare il suono aspirato della J in spagnolo”. Anche lui è stato un presidente del Círculo, dove era soprannominato Popo, perché non si ricordava i nomi delle persone e chiamava tutti “il popo” o “la popa”.

Nonno Mario "Popo" Amistadi e nonna Giustina Segata con i nipotini: Giuliana è la seconda da destra.
L’anno scorso, grazie anche al diploma del Ciae (Centro Italo Argentino de Altos Estudios) per giovani interessati alla gestione delle istituzioni della collettività italiana, Giuliana entra in contatto con altri ragazzi impegnati nel mondo associativo. “Tutti abbiamo chiaro che è necessario investire, organizzare, fare – spiega – altrimenti i club muoiono”. E l’appoggio e il confronto con altri giovani motiva ad andare avanti. “Siamo uniti e solidali, vogliamo rompere lo stereotipo del Nord contro il Sud – afferma –. L’unione fa la forza. E a unirci sono le comuni radici italiane”.