“Lasciate che i bambini diano sempre forma alle cose, piuttosto che le cose diano forma ai bambini”. Lo diceva Loris Malaguzzi (1920-1994), pedagogista e insegnante italiano, ispiratore del Reggio Emilia Approach. Un approccio pedagogico nato dall’esperienza nelle scuole per l’infanzia del capoluogo reggiano ed esportato in tutto il mondo con successo grazie all’odierno operato, della fondazione Reggio Children e del centro di ricerca che promuovono e valorizzano il lavoro di Malaguzzi e del suo team.
Anche in Australia esistono centinaia di asili e diverse scuole primarie che operano prendendo spunto da questa filosofia educativa sostenuta a livello locale dall’associazione senza scopo di lucro REAIE (Reggio Emilia Australia Information Exchange).
A febbraio, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Malaguzzi a Reggio Emilia, era presente anche Jan Millikan, fondatrice di REAIE ed ex docente della Melbourne University.
La prima volta che Millikan sentì parlare di Reggio Emilia fu a un importante congresso negli Stati Uniti una trentina di anni fa. Partecipò a un seminario sedendosi nelle ultime file, convinta che quella presentazione legata all’Italia non avrebbe avuto nulla da aggiungere alle sue ricerche. Fu invece una “folgorazione” e decise di prendere parte al primo viaggio studio organizzato da una delegazione americana in Emilia-Romagna.
Millikan rimase colpita da quello che vide a Reggio, dai bambini e da quello che facevano; da come i loro progressi e le loro scoperte erano documentati dagli educatori; dagli ambienti luminosi, esteticamente piacevoli, un invito concreto per il bambino a interagire, giocare, esplorare, toccare. Uno spazio importante è quello dell’atelier, dedicato all’arte visiva (ogni centro ha un esperto). Oggi, gli spazi ispirati al Reggio Emilia Approach sono comuni in Australia, forse uno degli elementi più facili da replicare anche se, come puntualizza Millikan, non sempre ci si interroga sui perché siano predisposti in un particolare modo.
Quel primo viaggio le pose diversi quesiti: come si poteva portare in Australia un approccio così diverso e intrinsecamente legato alla sua città d’origine?
Il programma degli asili e delle scuole per l’infanzia nacque dall’idea di una Giunta socialista che teneva in alta considerazione il concetto di democrazia e di diritti, anche dei bambini. Veniva data grande importanza al gruppo, alla società e alla comunità. “In Australia, come in altri Paesi occidentali, l’enfasi è nell’individuo. Per me, uno degli aspetti più importanti era il valore dato dall’apprendimento dei bambini influenzati l’uno dal’altro e non solo dall’educatore”, sottolinea Jan.
Ritornò a Reggio nel 1992 accompagnando il primo gruppo australiano e in tutto ci tornò 17, incontrando anche Malaguzzi in un paio di occasioni. “Era molto carismatico e interessato agli altri. Voleva sapere dell’Australia”, ricorda Jan. C’era un genuino apprezzamento dell’unicità del singolo individuo, adulto o bambino; un ascolto attento dei punti di vista altrui. “Come gli adulti, anche i bambini hanno abilità, esperienze e interessi diversi. Se si riuniscono assieme in un particolare gruppo, possono accadere cose meravigliose”.
Lo stesso centro di ricerca a Reggio, spiega Millikan, è un porto, un luogo di scambio di idee e pensieri educativi, creato dalla fondazione Reggio Children per accogliere persone da tutto il mondo interessate ad approfondire l’approccio sbarcato ufficialmente in Australia nel 1994. Quell’anno venne ospitata a Melbourne una mostra itinerante, accompagnata da una serie di conferenze a cui partecipò tra gli altri Carla Rinaldi, pedagogista di Malaguzzi e ora presidente di Reggio Children. Vennero coinvolte anche istituzioni italiane a Melbourne per assicurare la riuscita dell’evento e fu organizzata una giornata per le famiglie all’Abbotsford Convent che creò grande interesse.
All’epoca, come ricorda Millikan, l’Australia stava vivendo una profonda crisi economica e molte scuole indipendenti stavano cercando di sostenersi con l’introduzione dei nidi: ebbero un ruolo importante nel diffondere la filosofia ma con uno svantaggio: “Erroneamente, si pensò che fosse un programma solo per istituti privati di un certo tipo. Noi continuiamo a spiegare che non è così”.
Millikan, assieme a un gruppo di educatrici, fondò il REAIE e dal 2001 viene organizzata una conferenza biennale con ospiti anche dall’Italia. È nato lo stretto rapporto di collaborazione tra Reggio Emilia e il South Australia: l’ex premier Jay Weatherill è un ambasciatore di Reggio Children e Carla Rinaldi ha collaborato a più riprese con il governo statale nell’ambito del progetto Re-Imagining Childhood.
REAIE è un’associazione senza scopo di lucro. I soci hanno accesso alla Piazza online con blog, podcast, webinar, articoli e a tre edizioni de "The Challenge Journal", oltre a sconti per opportunità di approfondimento professionale. Per maggiori informazioni visitare il sito.