ROMA - La norma anti-multiproprietà e il caso Lotito: sono i due temi che hanno riscaldato il clima in via Allegri, in un consiglio federale cominciato con la presenza a sorpresa del patron biancoceleste. Lotito ha varcato l’ingresso della sala intitolata a Paolo Rossi tra lo stupore dei presenti, in particolare del numero uno federale, Gabriele Gravina, che l’ha subito invitato a uscire. Ne è scaturita una discussione con due posizioni divergenti: il consigliere Lotito ha sostenuto di poter legittimamente partecipare alla riunione in quanto, si legge nel documento da egli stesso presentato, “fin dal 7 settembre scorso non esiste alcuna sanzione che possa impedirgli il suo diritto di esercitare le funzioni di consigliere federale. Allo stato attuale nei suoi confronti pende un mero deferimento”. Gravina la pensa diversamente e nella conferenza stampa post consiglio ha spiegato le sue ragioni: “Claudio Lotito è uno che ama le sfide. La sua responsabilità è passata in giudicato, il Collegio di Garanzia del Coni non ha annullato la condanna, ha chiesto una nuova valutazione ritenendolo responsabile all’interno dell’ordinamento sportivo. Per noi ancora vige la squalifica, si è presentato e gliel’ho detto. L’ho invitato a lasciare la sala e se avesse voluto partecipare lo stesso, io avrei dovuto mandare gli atti alla procura”.

Lotito ha abbandonato i colleghi e incontrando i cronisti all’uscita ha parlato di “situazione kafkiana”, denunciando di essere stato cacciato. Il focus principale del Consiglio doveva essere in realtà un altro e, una volta risolto l’imbarazzo iniziale, le componenti l’hanno affrontato: la modifica dell’articolo 16 bis delle Noif, con il divieto assoluto di multiproprietà. Approvato dunque il divieto di qualsiasi partecipazione societaria (anche in minoranza) in più di un club professionistico con l’obbligo di tempestiva dimissione, a pena di scadenza dell’affiliazione, per quelle società che dovessero salire in Lega Pro dalla Serie D. Il caso Salernitana (a proposito di Lotito) fa scuola, ma la Figc ci stava lavorando da tempo. Per le situazioni esistenti (la doppia proprietà Napoli-Bari di De Laurentiis e Verona-Mantova di Setti) si è dato tempo per la dismissione entro l’inizio della stagione 2024-25. “La Salernitana? Non preoccupa - ha aggiunto Gravina - deve preoccupare altri soggetti ma non noi. Il modello trust è usato nei rapporti patrimoniali e finanziari, ma quando sono trasparenti. Un trust votato a mascherare per noi non è un modello e rischia di generare un danno per la città di Salerno. Questo non è giusto, ecco perchè serviva questa norma”.

Il numero uno del calcio italiano è tornato poi a parlare della riforma dei campionati: “Le leghe sono allineate e se mi confermassero questo consenso, il 20 ottobre vorrei portare la mia proposta. E comunque voglio convocare lo stesso un’assemblea delle società per incontrare i delegati e confrontarci su qualche proposta innovativa”. C’è grande attesa, infine, per l’aumento della capienza degli stadi. “In alcune città i tifosi non entrano nelle curve perchè dicono ‘o tutti o nessunò, ma speriamo che il 75% possa invogliare le persone - il pensiero del presidente - Quando arriverà il 100%à Mi aspetto tempi rapidi, anche perchè In tutta Europa c’è un’apertura assoluta e totale. Aspettiamo intanto il provvedimento per il 75%, ma non facciamo diventare questo tema indispensabile nelle nostre priorità perchè in tanti stadi non abbiamo nemmeno raggiunto il 50%”. Confermata, a prescindere dal giorno in cui arriverà il via libera definitivo di Palazzo Chigi sul 25% da aggiungere per arrivare alla soglia dei 3/4 di capienza, la final four di Nations League a Milano e Torino (7-10 ottobre) con il 50% di pubblico. “Il 75% per la Nationsà Non siamo pronti e non è una priorità assoluta. Ormai è tardi, avrei dovuto saperlo un mese fa per programmare una politica più adeguata”.

Chiusura sulla giustizia sportiva, da migliorare secondo Gravina: “Dobbiamo arrivare a un’organizzazione che in questo momento non c’è. Abbiamo 2 giudizi interni, un terzo di garanzia che non è garanzia ma merito e poi due giudizi ordinari. Insomma, 5 gradi per arrivare alla decisione finale e non è mica finita qua. Tra luglio e settembre abbiamo avuto 30 procedimenti su ripescaggi e riammissioni, così non finiremo mai. Mi auguro che qualcuno intervenga”.