ROMA - La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo da remoto durante l’ottava edizione dell’evento, La Ripartenza, diretto dal giornalista Nicola Porro, ha commentato con toni molti accesi la sua iscrizione nel registro degli indagati per il caso Almasri, accusando la magistratura di “voler governare” e di aver arrecato un danno alla nazione.

“Io mi sono ritrovata sulla prima del Financial Times - ha esordito Meloni - con la notizia che sono stata indagata. E, se in Italia i cittadini capiscono perfettamente che cosa sta accadendo, all’estero non è la stessa cosa”.

Poi la Premier ha affondato il colpo: “Secondo voi, lo stesso fondo di investimento norvegese che ha appena comprato otto miliardi di titoli di Stato italiano, dopo questa notizia è più portato a comprarne nove, oppure sette, o magari zero? Il punto è che quello che sta accadendo è soprattutto un danno che si fa alla nazione, che si fa alle sue opportunità, che si fa alle sue speranze, che si fa alle su occasioni; ecco che cosa mi manda francamente un po’ ai matti”.

Meloni si è detta tranquilla e non demoralizzata, ma non ha rinunciato a lanciare una nuova sfida alla magistratura, sostenendo che non sia “normale e non è inevitabile che alcuni magistrati politicizzati cerchino di colpire chi non è politicamente schierato con loro”.
E, con gli alleati, su questo fronte è perfettamente allineata, come dimostra la dichiarazione del vicepremier Antonio Tajani che ha detto di trovare “bizzarro” che ogni atto del governo debba essere sottoposto al giudizio della magistratura. 

Non si è fatta attendere l’Associazione nazionale dei magistrati (Anm), che attraverso le parole del suo segretario generale Salvatore Casciaro, ha replicato che, come “i magistrati non fanno politica, sarebbe auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi ai magistrati, lasciando loro il compito istituzionale di esaminare e valutare gli atti processuali senza impropri condizionamenti”.

Fonti qualificate, intanto, hanno assicurato che l’esecutivo non avrebbe posto il segreto di Stato sulla vicenda del comandante libico, e pertanto i ministri potranno riferire in Parlamento.

“Meloni continua a scappare - ha attaccato la leader del Pd Elly Schlein -; dovrebbe riferire al Paese nelle sedi istituzionali e non ai propri follower”. Mentre il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ha detto che “il danno d’immagine è avere fatto la scelta politica di sfregiare la legalità internazionale imbarcando su un volo di Stato, a nostre spese, un criminale con accuse anche per stupri a bambini di cinque anni”.

“Nessuno pensa che Almasri sia un santo; lo abbiamo espulso proprio perché era pericoloso, [ma a liberarlo sono stati] i magistrati”, ha sintetizzato Antonio Tajani, che senza dubbio affronterà altre domande sul tema quando la prossima settimana sarà in audizione alle Commissioni Esteri. Assistiti da Giulia Bongiorno, la Premier e gli altri indagati, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, devono ancora decidere se farsi ascoltare dal Tribunale dei ministri o inviare memorie.

A Palazzo Chigi sono convinti che tutto si chiuderà a breve con un’archiviazione, ma Tajani ha voluto ribadire che quella della magistratura è stata una decisione “più che azzardata” che “non fa l’interesse dell’Italia”.

Intervento anche del presidente del Senato, Ignazio La Russa, secondo cui ci sarebbe uno scontro “senz’altro con chi ha fatto l’esposto” che ha fatto partire l’indagine su Meloni e i ministri, ossia l’avvocato Luigi Li Gotti, il quale non si scompone, affermando di essere “stato per oltre 20 anni sotto minaccia di Totò Riina”: “Figuriamoci se mi preoccupo di queste parole, anche se arrivano dalla seconda carica dello Stato. Sono qualificabili a livello di un fiato”, ha detto.

Intanto, nel fine settimana si è riunita la Direzione di Fratelli d’Italia, a cui Giorgia Meloni non ha partecipato. Al suo posto a dare la linea è stata la sorella, Arianna Meloni, alla guida della segreteria politica del partito.

Ha parlato per ultima, intervenendo per meno di dieci minuti: “Ora è il tempo della responsabilità”, ha avvertito chiedendo a tutti di fare la propria parte e di schierarsi con la premier.

Poi, giocando con l’amato Tolkien, ha aggiunto: “Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’anello”. Arianna Meloni ha deciso di glissare su tutti temi più spinosi che riguardano il governo, puntando invece sull’emotività e sottolineando come, dopo il “salto nel buio” rappresentato dalla scommessa di FdI, il partito sia stato capace di diventare “il grande partito della nazione”.

Infine, un appello ai presenti, riferendosi ancora alla saga del Signore degli Anelli: “L’anello è pesante, dobbiamo aiutare Giorgia nella fatica di portarlo senza mai indossarlo”.