CUNEO - Non solo maltrattamenti, ma anche violenza privata e sequestro di persona: i reati ipotizzati a carico di dirigenti e dipendenti della cooperativa sociale cuneese Per Mano sono più gravi di quanto fosse emerso in un primo tempo. L’indagine dei Carabinieri è partita nel dicembre del 2024 dalla segnalazione della famiglia di un ospite del centro diurno Tetto Nuovo, specializzato nel trattamento dell’autismo. Si è arrivati dopo quasi un anno all’incarcerazione di due persone, la direttrice della struttura Emanuela Bernardis e la coordinatrice Marilena Cescon, oltre a quattro arresti domiciliari e 11 divieti di avvicinamento. In tutto 21 indagati, a carico dei quali sono state eseguite 18 perquisizioni.
“Abbiamo potuto vedere registrazioni aberranti” ha confermato il colonnello Marco Piras, comandante provinciale dei Carabinieri: l’Arma è intervenuta con una settantina di elementi, compresi il nucleo Nil dell’Ispettorato del Lavoro e i Nas di Alessandria. “Gli ospiti erano in condizioni psicofisiche di assoluto disagio” ha detto il procuratore capo Onelio Dodero. Si parla di “un turnover eccessivo di personale assolutamente non qualificato e non idoneo”, soggetti non abilitati che in alcuni casi somministravano farmaci ai ragazzi, 18 in tutto, alcuni minorenni, purché stessero “tranquilli”. Nelle stanze materassi bagnati di urina che non venivano cambiati, negli ambienti comuni l’incapacità di fornire “un adeguato servizio mensa”. “Si evidenzia anche un problema fortemente economico della struttura, malgrado i compensi ricevuti dagli enti pubblici”, ha aggiunto il Dodero. Un’ipotesi al vaglio degli inquirenti riguarda infatti la frode nelle pubbliche forniture: l’Asl Cn1 ha pagato 1,4 milioni di euro solo nel periodo compreso tra il 2024 e il giugno scorso. La cooperativa è stata commissariata, con il sequestro preventivo anche della casa famiglia Con Noi e del nucleo residenziale Stella Alpina, tutti facenti capo alla Per Mano.
Nei giorni scorsi è stato completato il trasferimento di tutti gli ospiti. Il procuratore ha voluto ringraziare per questo “la professionalità dell’Arma dei Carabinieri” e l’Asl del capoluogo piemontese, in particolare il direttore generale Giuseppe Guerra e il direttore del dipartimento di Salute Mentale, Francesco Risso. Il giorno dell’operazione “si è fatto in modo che non solo ci fosse la Polizia giudiziaria, ma un vero e proprio cordone sanitario composto da personale altamente qualificato e adatto a gestire le problematiche degli ospiti”. Uno dei medici si è anche fermato a dormire in struttura. Bernardis e Cescon sono già state inquisite e rinviate a giudizio, insieme ad altre 10 persone tra oss, infermieri, educatori e psicologi, all’esito di un’analoga inchiesta per maltrattamenti relativa al periodo tra il 2014 e il 2019. In quell’occasione la Procura non aveva richiesto misure cautelari e la cooperativa ha sempre continuato a lavorare. L’indagine, allora, era nata dalla denuncia di un dipendente. Anche questa volta c’è stato chi si è ribellato, ha fatto sapere il comandante della compagnia Carabinieri, tenente Claudio Gramaglia.